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Merendino fuori mura nel “Porto a Cinque Stelle”

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Genova - Giravolte, piroette, inchini e integralismo autoreferenziale: sfila davanti al governatore Claudio Burlando la Genova ipocrita che sa solo assolversi dalla difesa strenua e rancorosa dei propri interessi particolari. Politici inetti e cinici imprenditori, accomunati dalla necessità di resistere alle multinazionali che portano traffici e occupazione per perpetuare il dominio delle rispettive caste neomassoniche. Il blocco granitico del potere locale offre in pasto al popolo il futuro di Genova, lavandosene le mani. E intanto al bancone pasquale dell’Esselunga, la moglie del portuale si chiede se al prossimo giro di valzer la Culmv sopravviverà all’assalto di Vado, terminal semi automatizzato a ridotta occupazione, che abbasserà drammaticamente i benchmark di riferimento per l’intero Mar Ligure. Lavoro a rischio anche nella storica fabbrica delle navi a Sestri Ponente, perché i ritardi colossali del ribaltamento a mare di Fincantieri sembrano escogitati apposta per mandare tutto a monte e lasciare spazio al ridimensionamento e alla speculazione immobiliare. Meno industrie e migliore qualità della vita… Le Ferrovie di Moretti? Non pervenute. Cantieri chiusi, di almeno 25 opere già programmate si è persa la memoria.

Autostrade del mare ridicole, autostrade di terra impercorribili, caos nell’autotrasporto. La Lione-Torino è del tutto inutile, ma in frigo resta sempre il Terzo valico, unica opera propedeutica allo sviluppo europeo del Nord Ovest. In questa nostra Pasqua di mancata resurrezione, il Porto a Cinque Stelle è un’osteria di periferia. E non è certo singolare che il populismo iper moderno – che non si nutre di ideali – veda con sospetto risentito tutto ciò che viene proposto in nome del bene comune. Gli esponenti genovesi del M5S si sono adagiati in fretta sulle posizioni della sinistra che propugna l’eutanasia sociale come dottrina della liberazione. Conseguente il sostegno ai comitati anti-porto, che si riuniscono ormai anche in condominio. In una Genova in declino, dove la decrescita si sperimenta concretamente da anni, il porto nonostante insidie e agguati resiste come architrave cui aggrapparsi. Ma è abissale la distanza tra il nulla che viene dalla politica e chi lavora e investe, dal Vte a Spinelli e ai Messina, da Negri a Costa Crociere, da Aponte alla nuova Tirrenia privatizzata. In assenza di leadership e strategie nazionali, tocca al governatore Burlando dar seguito alla sua discesa in campo. Ritagliandosi autonomia indipendentista. E cominciando, ad esempio, ad avviare una vera politica di crescita dei traffici, premiando i gruppi che investono in nuovi collegamenti marittimi e finanza, stipulando gli opportuni accordi con le centrali multinazionali. Anche solo per dimostrare che Genova il traffico lo vuole davvero. Il mercato chiede prove reali, tangibili. E il presidente della Regione non può più accettare il massacro. Quanto valga il porto di Genova per l’Italia è provato dalla recente indagine del Politecnico di Zurigo: 500 milioni di investimenti. Mentre Rotterdam farà piovere sul corridoio 24, fino al 2033, 25/30 miliardi di euro. Sarebbe già un buon risultato bruciare gli alibi di chi si chiede a che serva il Terzo valico. E impedire che i traffici vengano già programmati dal Nord (Loetschberg) verso Novara/Rivalta.

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Cari amici della ciurma, buona Pasqua, ne abbiamo bisogno. Ne hanno bisogno il mondo, il porto, lo shipping, Genova e l’Italia, per risorgere almeno un po’. Buona Pasqua a tutti i nostri lettori e navigatori, interlocutori privilegiati che ci consentono di esistere e di agire. Molti di nuovi se ne sono aggiunti in queste ultime settimane, cliccano su Shippingonline e ammettono di aver fatto una scoperta avvincente. Speriamo che la ciurma si allarghi ancora, che il servizio offerto quotidianamente raggiunga il suo vero scopo: la gioia di poter essere utili. Di rispondere agli appelli di chi appartiene alle periferie delle calate e dei mari. Il nostro mondo, il nostro ambiente. Che c’è sempre stato, ma non si vorrebbe far esistere. Buona Pasqua, amici. Con un abbraccio.

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