Dateci una banca, un meeting o una fiera (e con i vostri soldi vi spianeremo anche il porto)
La banca loro ce l’avevano sul serio, niente da spartire con il goloso stupore manifestato a suo tempo dai boriosi leader post comunisti. Non è dunque casuale che in queste settimane, dal suo leggendario scrigno Carige riversi sulla città debilitata tutti i mali possibili e immaginabili. Naturalmente è uno tsunami – previsto e prevedibile - anche per l’economia portuale e per lo shipping. Quali e quanti rischi si stanno correndo?
Non è un segreto che i destini di numerosi e importanti operatori genovesi e savonesi siano legati alla sopravvivenza dei crediti che hanno ricevuto in questi decenni. Ma la domanda che bisognerebbe porsi, va ben oltre le operazioni di soccorso perpetuo, supera i confini contabili, entra direttamente in conflitto con le scelte e le strategie delle consorterie e della politica. La facile finanza a supporto degli operatori locali si rivelerà un’opzione lungimirante oppure la causa primaria dello stallo e della conservazione di ieri e dei vincoli odierni che frenano lo sviluppo? Se alcuni imprenditori non avessero goduto di un supporto così rilevante, si sarebbero potuti permettere il lusso di ostacolare con ogni mezzo lo sbarco a Genova dei grandi capitali internazionali e degli operatori globali? E ancora: perché all’investimento sul bene comune (nuove infrastrutture e nuove opere) si è preferito il sostegno al business privato? La difesa della genovesità sbandierata da Berneschi come religiosa ideologia non risulterà alla fine una scelta vincente, ma probabilmente la ragione principale del declino e dell’isolamento planetario dell’economia consumata sotto la Lanterna.
Del resto, la distruzione sistematica del libero mercato inteso come volano di ricchezza e lavoro è un fattore ormai genetico dell’apparato burocratico e politico. Con questi chiari di luna, sono indecifrabili le ragioni per cui un ministro come Lupi non sia ancora volato di corsa a Singapore, per offrire convincenti corsie preferenziali a Psa, che prima o poi finirà per dirottare altrove le risorse destinate a sviluppare Voltri: raddoppiate l’investimento annunciato sul porto di Genova, 200 o 300 milioni, poi garantisco io. Ma Lupi dov’è e che ne sa di porto?
Il fatto è che gli spiriti maligni continuano a volteggiare sui pochi capaci di speronare la superficie dei fatti e delle parole. E così, con antica arroganza e con i soldi pubblici, si scatenano deprimenti guerriglie all’ombra dei campanili. Il caso-crociere è emblematico. Quel che alla Spezia il presidente dell’Authority Forcieri vanta come vivacità imprenditoriale, come capacità di convincere Royal Carribean o Arkas, seguendo il criterio assunto dalla magistratura genovese sarebbe reato. La legge impedisce alle Autorità portuali di svolgere attività commerciali. È concepibile che a distanza di cento chilometri, i controllori (magistratura, Corte dei conti, ministero) sfoderino atteggiamenti così dissimili nei confronti di due enti analoghi? È tollerabile che a fare il mercato non sia la legittima concorrenza ma una diversa libertà di azione? Il Comitato portuale di Genova si riunisce anche per assegnare temporaneamente un’area al Luna Park. Alla Spezia basta un’ordinanza del presidente per affidare una banchina per le crociere. Può darsi che abbia ragione Forcieri: allora qualcuno dovrebbe suggerire a Merlo di adeguarsi alla svelta.
ERRATA CORRIGE
Scusatemi, ma c’è molto di peggio. E non mi riferisco tanto alle singolari convocazioni di presidenti e segretari generali delle Authority nell’affascinante Tallin, in Estonia (!!!), dove in queste ore si celebra un meeting sui futuri destini dei porti europei. Dimenticavo di segnalare qualcosa di più surreale, di grottesco. Riesumata per l’ennesima e inutile parata in trasferta a carico dei contribuenti, l’Associazione Ligurian Ports – simbolo di divisioni e conflitti – sbarca in Cina, a Shenzhen, per partecipare alla fiera internazionale della logistica e dei trasporti. Un uomo solo al comando nello stand al pesto: il presidente dell’Autorità portuale di Savona, Gianluigi Miazza. Che per non rischiare di sbagliare un colpo, si è portato appresso Carlo Merli, amministratore delegato di Apm Terminals, la controllata di Maersk che gestirà la nuova piattaforma container di Vado. Mossa geniale. E poi dicono che Psa si sposta a sinistra, a due passi dall’Africa…
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