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La svolta verde dello shipping bocciata dagli ambientalisti

Genova - Raccontano di litigi furiosi e addirittura di uno scisma evitato all’ultimo secondo. Trenta Paesi, irritati per gli obiettivi troppo bassi compresi nella bozza di accordo formulata in un primo tempo, sembravano pronti addirittura ad abbandonare la riunione

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Genova - Raccontano di litigi furiosi e addirittura di uno scisma evitato all’ultimo secondo. Trenta Paesi, irritati per gli obiettivi troppo bassi compresi nella bozza di accordo formulata in un primo tempo, sembravano pronti addirittura ad abbandonare la riunione. Lo scontro è andato in scena nelle sessioni di discussione dell’Imo (International Maritime Oraganization) sulla riduzione delle emissioni delle navi.

E’ un passaggio fondamentale per lo shipping, per capire soprattutto quanto l’industria ha intenzione di mettere in campo, in base anche all’accordo di Parigi, per tagliare l’inquinamento. Alla fine della negoziazione, il risultato soddisfa il settore: «Le emissioni di CO2 saranno tagliate del 50% entro il 2050 e puntiamo ad una decarbonizzazione del 40% entro 10 anni» spiega la “divisione marittima” dell’Onu.

Ma le maglie sono ancora troppo larghe per gli ambientalisti che puntano a far saltare il banco dell’incontro decisivo previsto per il mese prossimo quando sarà sancita la road map del taglio delle emissioni per 60 mila navi. «E’ troppo poco» dicono le organizzazioni ambientaliste. «I livelli di emissioni saliranno ancora nei prossimi anni, è un accordo al ribasso trovato in modo per nulla trasparente» hanno tuonato le Ong che hanno calcolato come le specifiche tecniche del percorso per ridurre l’inquinamento elaborate dalla riunione, in realtà porteranno ad un taglio dello 0,65%.

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