"I danni del cambiamento climatico? Saranno più cari al Sud"
Il danno complessivo (diretto e indiretto) causato dalla perdita o danneggiamento di infrastrutture per il Paese per cause legate ai cambiamenti climatici potrebbe «variare tra lo 0,1-0,4% del prodotto interno lordo medio nel decennio 2020-2030 e lo 0,33-0,55% del Pil nel 2050

Roma - Il danno complessivo (diretto e indiretto) causato dalla perdita o danneggiamento di infrastrutture per il Paese per cause legate ai cambiamenti climatici potrebbe «variare tra lo 0,1-0,4% del prodotto interno lordo medio nel decennio 2020-2030 e lo 0,33-0,55% del Pil nel 2050. A oggi, si tratterebbe di mancata capacità di produrre beni e servizi per un valore di circa 2,3-8,7 miliardi di euro. Proiettata al 2050, la perdita ammonterebbe a circa 11,5-18 miliardi di euro. Più del doppio, quindi, rispetto al danno diretto». Si legge nel rapporto a cura di Carlo Carraro (docente di Economia ambientale all'Università di Venezia e vicepresidente del gruppo di lavoro sui cambiamenti climatici dell'Intergovernmental Panel on Climate Change - Ipcc) commissionato dal ministero delle Infrastrutture a mobilità sostenibile e illustrato questa mattina alla presenza del ministro Enrico Giovannini.
A livello territoriale Carraro ha segnalato che l'impatto «vedrà crescere un divari tra regioni del Nord e del Sud, con conseguenze peggiori in queste ultime aree». Nel capitolo dedicato ai cambiamenti climatici, il rapporto stima «perdite superiori per quasi tutte le regioni al 3% del prodotto regionale con un picco del -6% in Veneto. Le perdite sono originate principalmente dagli impatti sull'attività produttiva e dalla perdita di asset di capitale associati all'innalzamento del livello del mare e all'intensificarsi degli eventi di dissesto idrogeologico». Il rapporto stima inoltre che tali perdite, «benchè relativamente uniformi, siano maggiormente pronunciate nel sud del Paese e nell'area tirrenica». In questo scenario, «Sicilia e Lazio risultano le più colpite con perdite pari allo 0,42% e 0,40% circa dell'output regionale nel 2050, rispettivamente, mentre il Trentino-Alto Adige appare la regione meno danneggiata con una perdita relativa di circa la metà (0.19%)».
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