Coronavirus, il mercato guarda alle banche centrali, ma i timori sono sul petrolio / L'ANALISI
Milano - "Niente panico": ci provano in tutti i modi gli analisti a diffondere fiducia sui mercati. Lo fanno con queste parole d'ordine: più liquidità, fisco espansivo, sostegno all'economia. Sono le medicine contro il contagio da coronavirus, e oltre ai governi nazionali, si guarda a prossimi interventi della Federal reserve, soprattutto, e della Banca centrale europea
Alfonso Neri
Milano - "Niente panico": ci provano in tutti i modi gli analisti a diffondere fiducia sui mercati. Lo fanno con queste parole d'ordine: più liquidità, fisco espansivo, sostegno all'economia.
Sono le medicine contro il contagio da coronavirus, e oltre ai governi nazionali, si guarda a prossimi interventi della Federal reserve, soprattutto, e della Banca centrale europea, più bloccata da tassi a livelli minimi. Con una grande incognita: il petrolio, sceso del 15% in una settimana ai minimi da quattro anni. E con scorte da primato, che non fanno presagire grandi rimonte per uno degli elementi cruciali alla tenuta delle Borse.
Molto bene potrà invece fare la scelta del governo giapponese di fornire un supporto economico per fronteggiare l'emergenza: il primo ministro giapponese Shinzo Abe annuncia che saranno creati dei fondi speciali per sostenere i lavoratori e le attività commerciali che più sono state colpite dalla crisi di liquidità. Il piano di stimolo sarà del valore di 2,3 miliardi di euro con l'obiettivo di limitare l'impatto recessivo sull'economia: «Le banche centrali possono pensare a immettere liquidità, la politica fiscale può servire per contenere disagi» e far ripartire alcune aree o settori produttivi, «ma ora serve razionalità: non si può fermare la propria vita e le proprie attività per non rischiare di prendere un'influenza», afferma all'nsa Andrea Beltratti, professore del dipartimento di Finanza dell'Università Bocconi di Milano. Per chi guarda alla Borsa «è chiaro che, nel decidere cosa fare, dipende tutto dall'orizzonte dell'investimento: se, come dovrebbe essere, si pensa al medio-lungo periodo, tutti sappiamo che questo è il momento peggiore per vendere», conclude Beltratti. Per superare l'emergenza «gran parte del lavoro riguarderà le politiche fiscali, soprattutto in Europa - afferma Mark Dowding, Chief information officer di BlueBay, fondo controllato da Royal Bank of Canada con oltre 60 miliardi di dollari di investimenti -. Siamo per esempio colpiti da Hong Kong che ha garantito a tutti i cittadini di età superiore ai 18 anni 10 mila dollari locali (1.170 euro, ndr): potrebbe essere visto come una versione fiscale dell'helicopter money, che da molti punti di vista sembra essere una politica costruttiva, designata per alleviare la temporanea carenza di domanda aggregata" conclude Dowding.
Operatori e analisti hanno già archiviato la settimana peggiore dopo la crisi dei mutui subprime e si ipotizza un intervento della Banca centrale degli Statu Uniti, che a listini ancora aperti, venerdì è riuscita a limitare il crollo.
Lunedì gli indici pmi del manifatturiero europeo, e soprattutto cinese, contribuiranno alla direzione dei listini, ma soprattutto l'incontro dell'Opec da giovedì a Vienna farà luce sui possibili tagli alla produzione per sostenere il prezzo del greggio.
Intanto anche i valori di quasi tutti i beni agricoli sono in calo, con la soia che dall'inizio dell'anno - quando si può porre l'avvio dell'emergenza in Cina - ha perso l'8%, un calo molto forte per il comparto.
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