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«Meno scorie e più sicurezza: il nuovo nucleare è green»

Genova - «Non occuparsi degli sviluppi del nucleare oggi, vuol dire perdere un’opportunità molto grande per l’industria italiana». Ugo Salerno, numero uno del Rina, ha in mente una strategia dirompente per la transizione green: il nucleare. «Perché i tempi sono cambiati e così la tecnologia»

Simone Gallotti
1 minuto di lettura

Genova - «Non occuparsi degli sviluppi del nucleare oggi, vuol dire perdere un’opportunità molto grande per l’industria italiana». Ugo Salerno, numero uno del Rina, ha in mente una strategia dirompente per la transizione green: il nucleare. «Perché i tempi sono cambiati e così la tecnologia»

Perché è convinto che rischiamo di perdere l’opportunità del nucleare?
«Perché il nucleare di nuova generazione comunque sarà applicato. Vedete che la Francia si sta impegnando moltissimo per poter inserire il nucleare nella tassonomia, cioè in quelle attività che sono considerate green. Ed è giusto. Questa quarta generazione di nucleare avrà una produzione di scorie molto minore. Userà circa il 95% del materiale fissile. E poi è un nucleare che ha un sistema di generazione che non è auto alimentato».

Cioè?
«Nel vecchio sistema quando si avviava il processo di fissione, poi questo non si fermava più. Questo nuovo processo invece si può spegnere in caso di necessità. Può essere raffreddato da sali liquidi, o da piombo fuso. Significa che quando si ferma l’impianto, si crea una sorta di sarcofago attorno alla struttura. Non vedo problemi nemmeno sul materiale da utilizzare. O si usa l’Uranio 238, molto più semplice da trovare o addirittura il Torio. Quindi alla fine non si formerà plutonio. È una cosa completamente diversa dall’attuale».

Ma serviranno 30 anni per arrivare a questa tecnologia?
«Ne parleremo dal 2030 in poi. Ma questo non vuol dire che non si debba seguire e ragionare su questa opportunità. Perché per creare una filiera e per coltivare competenze, servono anni. Altrimenti noi rischiamo di rinunciare a una filiera che potrebbe lavorare su questo settore. Pensiamo ai reattori piccoli, quelli che si chiamano small modular reactors. Su questa tipologia la Rolls-Royce sta già lavorando per la produzione. Perché noi italiani dobbiamo lasciare ad altri Paesi queste tecnologie? Perdiamo una filiera che è fondamentale. In Italia dobbiamo avere filiere tecnologiche, dobbiamo essere avanti in quel fronte».

E Genova che ruolo potrebbe avere?
«Beh sul nostro territorio ci sono tante aziende tecnologiche e non dimentichiamo che la città era un polo fondamentale per l’energia nucleare prima che accadesse il disastro di Chernobyl. Pensiamo a Nira,ad Ansaldo Nucleare. Genova può e deve recuperare in parte queste competenze, ma poi le deve aggiornare: parliamo di tecnologie di epoche completamente diverse, molto distanti da quelle su cui su sta lavorando oggi. Chi ha seguito quel nucleare, non conosce quello attuale che è decisamente diverso».

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