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Nucleare, l’esercito delle 50 imprese italiane che investono nel settore e raccolgono i frutti all’estero

Con i suoi 580 addetti, di cui 180 in Italia e 400 nel Regno Unito, Ansaldo Nucleare è il campione nazionale del settore, ma non è sola. Intorno a lei, negli ultimi 20 anni è prosperata una ricca filiera di imprese che, a vario titolo, operano nel settore nucleare, più all’estero che in Italia, ovviamente

Gil. F.
2 minuti di lettura

Genova - Con i suoi 580 addetti, di cui 180 in Italia e 400 nel Regno Unito, Ansaldo Nucleare è il campione nazionale del settore, ma non è sola. Intorno a lei, negli ultimi vent’anni è prosperata una ricca filiera di imprese che, a vario titolo, operano nel settore nucleare, più all’estero che in Italia, ovviamente. Una filiera che ha del miracoloso, perché è riuscita a mantenere e sviluppare una conoscenza tecnica in materia nonostante in Italia il referendum abbia detto addio all’energia dell’atomo nel 1987. Le imprese attive sul segmento nucleare sono centinaia, anche se per ora non esiste una mappatura completa. Molte di esse si distinguono per tecnologia e alti standard qualitativi, che vengono poi declinati in diverse attività. Tra i migliori ci sono, ad esempio, i fornitori del reattore nucleare francese, il progetto Iter che l’Europa sta portando avanti a Cadarache sotto la guida di un ansaldino storico, l’ingener Sergio Orlandi.

Per Iter lavorano una dozzina di fornitori italiani: le ricadute del progetto hanno già generato oltre 1,6 miliardi di ordini per le aziende italiane. A Cadarache, Asg Superconductors dei Malacanza ha realizzato le bobine, costruendole nello stabilimento con presa diretta sul mare alla Spezia (le più grandi è andata ad assemblarle qui in Francia). Ansaldo Nucleare si è occupata dell’assemblaggio della macchina insieme alla francese Endel Engie, come pure della fornitura di cinque settori del contenitore a vuoto (insieme alla Walter Tosto e alla Mangiarotti), e sta realizzando gli edifici per i sistemi di controllo dell’impianto e della macchina insieme alla Monsud di Avellino. Fincantieri ha fornito e installato i sistemi di ventilazione insieme alla Cestaro Rossi di Bari, e ha montato i sistemi di alimentazione elettrica.

A Cadarache, la Demont di Millesimo ha installato i sistemi meccanici del raffreddamento ad acqua. E sempre per Iter lavorano Termomeccanica, Vernazza, Simic, Irem, Criotec. Oltre che l’Enea, naturalmente. In collaborazione con l’Università di Genova, l’Associazione italiana nucleare sta studiando l’impatto della costruzione del reattore sulla filiera industriale italiana per comprendere il valore economico generato e in via di generazione. L’indagine coinvolge una cinquantina di imprese. Il 77% delle aziende monitorate ha iniziato a lavorare nel nucleare nel 2000; il 26% ha sede legale in Liguria. Il nucleare rappresenta un esempio di catena del valore che si è riconfigurata in assenza di una politica governativa. Ed è un settore in cui operano non solo aziende che hanno un retroterra consolidato come Ansaldo Nucleare, ma anche imprese che provengono da altri settori e hanno deciso di investire sull’atomo. Investimenti che hanno pagato e lo faranno ancora. Secondo la Commissione europea, Iter avrà un impatto pari a 15,9 miliardi e 72.400 posti di lavoro sull’economia europea (al 2030) e proprio l’Italia è uno dei Paesi che più ne sta beneficiando.

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