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L’analisi

Il Drago, l’Orso e i rischi di una nuova tornata di sanzioni

La visita del presidente cinese Xi Jinping a Mosca arriva in un momento di grande bisogno per il suo omologo russo Vladimir Putin. Arriva anche in un momento di grande bisogno per Xi Jinping se vuole emergere come dealbroker globale

di Mark Lowe*
4 minuti di lettura

Due matrosche con raffigurati, da sinistra, il presidente cinese Xi Jinping e poi quello russo Vladimir Putin in varie versioni 

 

Genova – La visita del presidente cinese Xi Jinping a Mosca arriva in un momento di grande bisogno per il suo omologo russo Vladimir Putin. Arriva anche in un momento di grande bisogno per Xi Jinping se vuole emergere come dealbroker globale, un ruolo che va contro la storica politica di neutralità e non ingerenza della Cina ma che ha recentemente prodotto risultati inaspettati quando Pechino ha portato Riyadh e Teheran al tavolo delle negoziazione.

L'annuncio dell'inaspettato successo geopolitico di Pechino è arrivato poco dopo la pubblicazione del documento in 12 punti della Cina sulla "Risoluzione politica della crisi ucraina". Un documento che è stato largamente respinto dai leader occidentali e che ha riscosso poco entusiasmo a Mosca ed a Kiev. Tuttavia, il piano di Pechino per la risoluzione della crisi indica una nuova strategia e un nuovo ruolo per la Cina nello scacchiere globale.


Mentre i dettagli della visita di Xi Jinping a Mosca sono scarsi e le questioni che affronterà con Putin rimangono un mistero, non c'è dubbio che oltre alle discussioni sul commercio e sulla cooperazione, l'Ucraina sarà in cima all'ordine del giorno. Mentre gli incontri daranno al presidente russo l'opportunità di chiarire ulteriormente la prospettiva e la posizione di Mosca e spingere per un maggiore sostegno, la visita offrirà a Xi Jinping l'opportunità di cimentarsi nel ruolo di mediatore e statista globale.

Vladimir Putin e Xi Jinping esamineranno in dettaglio una serie di aspetti del piano di pace proposto dalla Cina per porre fine al conflitto in Ucraina, tuttavia, è improbabile che Putin prenda in considerazione il concetto di una graduale de-escalation che porti a un cessate il fuoco.

Di fronte alla probabilità che Putin rimanga impassibile e che la strategia della Russia rimanga quella della lunga guerra, Xi Jinping avrà ben poche alternative se non ribadire la preferenza di Pechino per la de-escalation, accettare la posizione di Mosca e offrire sostegno, o allontanarsi da gli incontri senza raggiungere alcuna forma di accordo.

SUPPORTO MILITARE
Mentre si discute dell'Ucraina, è indubbio che verrà affrontata la cooperazione militare, infatti l'aiutante del Cremlino Yuri Ushakov ha detto lunedì al notiziario russo Vedomosti che il ministro della Difesa Sergei Shoigu parteciperà ai colloqui.

A oggi il supporto militare cinese è consistito in tecnologia dual use come parti elettroniche compatibili con i sistemi radar anti aerei e droni civili adattabili all'uso militare. Ulteriori esempi di sostegno includono la fornitura di immagini satellitari commerciali utili alle forze di terra russe in Ucraina.

Sebbene non ci siano indicazioni che la Cina abbia fornito qualcosa di diverso dalle tecnologie che costituiscono un supporto non letale, il mese scorso il segretario di Stato americano Antony Blinken ha avvertito che qualsiasi fornitura di supporto letale avrebbe "gravi conseguenze" per Pechino. Nel caso in cui Putin riuscisse a convincere Xi Jinping ad apprezzare e sostenere la posizione secondo cui la Russia sta affrontando una battaglia esistenziale per la sopravvivenza del Paese, considerazione che sarà in gran parte influenzata non solo dalle argomentazioni del presidente russo a favore della prosecuzione dell'azione militare, ma anche dalle opinioni di Pechino sulle cause e sui potenziali esiti dell'invasione russa dell'Ucraina, la Cina potrebbe benissimo prendere in considerazione la fornitura di tecnologie e attrezzature letali.

IL RISULTATO
Ciò che è chiaro è che la reazione immediata alla fornitura di armi e munizioni alla Russia sarebbe l'attuazione delle "gravi conseguenze" del segretario Blinken: un regime di sanzioni dure e rapide contro la Cina. Ciò che è meno chiaro è se la Cina si spingerebbe fino a fornire a Mosca armi letali su larga scala.

Qualsiasi azione simile sarebbe insolitamente sconsiderata da parte di Pechino poiché le conseguenze sarebbero di enormi danni economici. Uno dei pochi sviluppi che potrebbero influenzare la decisione della Cina di fornire armi e munizioni sarebbe quello in cui le forze russe avrebbero dovuto affrontare un'immediata sconfitta sul campo di battaglia e, di conseguenza, il potere di Putin sarebbe messo a serio rischio.

In uno scenario simile l'autocrate potrebbe decidere di aiutare il suo compagno autocrate e correre il rischio di un danno economico. La Cina ha ormai ben poche speranze di ricucire il rapporto con gli Stati Uniti, ma l'Europa resta un importante partner commerciale e quindi un rapporto da tutelare, una considerazione di particolare importanza visti i danni all'economia cinese provocati dalla strategia zero-Covid adottato da Pechino.

Il problema di Xi Jingping è che l'Europa è sempre più legata e dipendente dagli Stati Uniti a causa di una posizione unificata sull'Ucraina. Questa situazione presuppone che qualsiasi regime di sanzioni introdotto dagli Stati Uniti sarebbe sostenuto dall'Europa.

L’IMPATTO DI UN NUOVO REGIME DI SANZIONI
Le aziende europee subirebbero una serie di gravi danni economici e finanziari se venisse attuato un regime di sanzioni severe contro la Cina e quindi la prima domanda che dovrebbe essere posta è: le sanzioni sarebbero efficaci? La storia contemporanea suggerirebbe di no, tuttavia, ci sono poche alternative e in assenza di scelta molti stati attueranno misure senza comprenderne appieno le potenziali implicazioni.

Secondo Enrico Vergani, partner e team leader del Focus Team Shipping, Transport & Logistics dello studio legale italiano Bonelli Erede: "Un nuovo round di sanzioni, questa volta diretto contro la Cina, richiede un approccio realistico, che parta da uno studio dettagliato delle le implicazioni dal punto di vista geopolitico e l'impatto su imprese e operatori italiani ed europei”. Un'altra domanda è se i governi dovrebbero compiere uno sforzo determinato per comprendere i potenziali danni interni delle sanzioni contro la Cina e discuterne pubblicamente? “Occorre inoltre una comunicazione chiara e coerente in merito alle eventuali misure che un governo intende adottare, alla loro idoneità allo scopo, ai tempi di attuazione e permanenza in vigore e agli effetti sui sistemi economici dei Paesi che adottano le sanzioni. Le misure prese nei confronti della Russia hanno evidenziato chiaramente le difficoltà nel gestire un approccio originariamente inteso come strategia di breve termine ma che invece si è protratto per oltre un anno. Ad aggravare ulteriormente le difficoltà, le misure sono state emanate dall’Unione Europea in dieci diverse tornate che in più di un'occasione sono state caratterizzate da disposizioni contraddittorie e il più delle volte da difficoltà di interpretazione".

BREVE TERMINE CONTRO LUNGO TERMINE
Come hanno dimostrato le sanzioni contro la Russia, i risultati a breve termine sono molto raramente efficacia, quindi quanto potrebbero o dovrebbero durare le sanzioni e quando applicano le sanzioni i governi ne tengono conto? L'opinione di Vergani è che “l'applicazione di sanzioni a lungo termine, ad esempio gli Stati Uniti contro Cuba e l'Iran, richiede un approccio che sacrifichi in nome dell'efficienza una serie di garanzie di difesa, talvolta anche costituzionale, dei propri cittadini. Così funziona l'Ofac (l'ente governativo che si occupa delle sanzioni e della loro applicazione negli Stati Uniti). Qualcuno potrebbe considerare questo atteggiamento cinico ma funziona molto bene e, a lungo andare, l'adozione di un approccio simile potrebbe essere necessaria in Europa. Tuttavia, la decisione di sposare una simile tattica deve essere comunicata in modo molto chiaro a tutti coloro che saranno chiamati a interpretare e applicare la legislazione. Ma, cosa più importante, deve essere comunicata chiaramente in modo che le persone interessate possano valutare i rischi conseguenti”: e qui sta il problema, la mancanza di strategie chiare e la tendenza a non comunicare i dettagli in modo efficiente lascia chi è direttamente e indirettamente colpito a faticare per cercare di capire quali saranno effettivamente le conseguenze di un regime di sanzioni.

Sia da un punto di vista altruistico che egoistico, possiamo solo sperare che Xi Jinping sia sincero nel suo desiderio di mediare un accordo di pace tra Mosca e Kiev e che riesca nella sua missione. Sfortunatamente, pochissimi analisti scommettono su questo.

*Direttore Monact Risk Assessment Services

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