Tabarelli: "Dalla crisi libica poche ripercussioni sull'Italia"
"In questo momento tra Libia, Iran e Iraq siamo in una situazione di eccesso di offerta di petrolio, dunque non si intravedono particolari criticità per l'Italia nell'immediato"

Il funerale delle vittime dell'attentato all'Accademia militare di Tripoli
Tripoli - La crisi in Libia, con le sue implicazioni per gli approvvigionamenti di petrolio e gas per l'Italia, non spaventa più di tanto e, anzi, potrebbe nascondere dietro l'angolo grosse opportunità per le nostre imprese. Ad esserne convinto è l'economista di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, che ha delineato all'agenzia Ansa il quadro e i possibili risvolti geopolitici al di là delle sponde del Mediterraneo. «In questo momento tra Libia, Iran e Iraq siamo in una situazione di eccesso di offerta di petrolio, dunque non si intravedono particolari criticità per l'Italia nell'immediato» ha spiegato Tabarelli avvertendo tuttavia che «restano degli elementi di attenzione».
Tra questi ha citato il caso delle grandi aziende italiane che hanno interessi nel paese e in particolare quello di Eni che «ha molta produzione in Libia e potrebbe rimetterci nel caso cambiassero le cose in maniera repentina, cioè se bloccassero le esportazioni». Ma questo scenario, ha rassicurato l'economista, «non è nel loro interesse anche perché chiunque vada al potere come prima cosa cercherà di riportare la produzione di petrolio ai livelli pre-crisi (di prima del 2011), quando si attestava a 2,2 milioni di barili al giorno, il doppio di adesso». L'Italia è il paese europeo che più dipende dall'importazione di energia, proviene infatti dall'estero il 78% dei nostri consumi e tradizionalmente la Libia è sempre stato il nostro primo fornitore: prima del 2011 copriva un quarto dei nostri consumi di energia tra gas, petrolio e prodotti petroliferi. Ora la quantità si è ridimensionata perche importiamo non più del 7% dell'energia che consumiamo sotto forma di petrolio greggio (6 milioni di tonnellate) e gas naturale.
«Sono ottimista» ha ribadito Tabarelli spiegando che «dal petrolio dipendono tutte le entrate della Libia. Senza queste il ci sono soldi freschi». In un paese attualmente diviso tra la Tripolitania sotto il controllo di al Sarraj e la Cirenaica sotto Haftar, l'economista di Nomisma intravede «finalmente l'emergere di segnali chiari di quello che potrebbe succedere».