Tirreno Power punta ancora sul gas
Vado Ligure - Tirreno Power, la società controllata da Engie ed Energia Italiana (gruppo Sorgenia) che gestisce, tra gli altri asset, la centrale termoelettrica di Vado Ligure-Quiliano, ha depositato ai ministeri di Sviluppo economico e Ambiente l’istanza per avviare l’iter autorizzativo per costruire due nuovi gruppi di produzione di energia a ciclo combinato, alimentati a gas da 800 megawatt, uno proprio a Vado, e l’altro presso la centrale di Torrevaldaliga
Giovanni Vaccaro
Vado Ligure - Tirreno Power, la società controllata da Engie ed Energia Italiana (gruppo Sorgenia) che gestisce, tra gli altri asset, la centrale termoelettrica di Vado Ligure-Quiliano, ha depositato ai ministeri di Sviluppo economico e Ambiente l’istanza per avviare l’iter autorizzativo per costruire due nuovi gruppi di produzione di energia a ciclo combinato, alimentati a gas da 800 megawatt, uno proprio a Vado, e l’altro presso la centrale di Torrevaldaliga, vicino a Civitavecchia. Il piano prevede la costruzione in ciascun sito di un gruppo di produzione a ciclo combinato, alimentato a gas e di ultima generazione. Significa che, dopo l’abbandono del carbone, decisione presa (ma anche obbligata) quattro anni fa, Tirreno Power scommette sul gas per produrre energia elettrica. In entrambi i siti esistono già altri due impianti a ciclo combinato: quello di Torrevaldaliga è entrato in funzione nel 2005, mentre Vado-Quiliano è in esercizio dal 2007.
Per quest’ultimo era stato costruito appositamente un gasdotto che si allaccia alla rete nazionale nella zona di Cosseria, alle spalle di Savona. Appena emersa la notizia del progetto firmato dal direttore generale Fabrizio Allegra, si è sollevato il fronte degli oppositori, che già aveva dato battaglia per far chiudere i gruppi a carbone della centrale vadese. Ora temono che il raddoppio dell’impianto, anche se alimentato a gas, provochi ulteriori ripercussioni sull’ambiente, soprattutto a causa delle emissioni di anidride carbonica che contribuiscono a generare i problemi dell’effetto serra. L’azienda ribatte che la combustione del gas è la soluzione in assoluto meno impattante, e che le fonti rinnovabili ancora non consentono una sufficiente autonomia energetica al Paese.
Inoltre il sistema a ciclo combinato offre una resa doppia, perché la combustione del gas serve a creare vapore che mette in azione le turbine, ma il metano è anche usato per azionare una turbina a monte del sistema, che a sua volta produce elettricità: «I nuovi impianti che Tirreno Power sta valutando - spiega l’azienda - rappresentano la soluzione più virtuosa per efficienza e basse emissioni a supporto della transizione energetica, che porterà a un sistema di generazione elettrica con alta prevalenza di fonti rinnovabili, che però attualmente necessita di impianti programmabili, capaci di garantire continuità di produzione e flessibilità operativa». La procedura avviata con i ministeri richiederà tempi non brevi, ma i sindacati sono pronti a valutare il quadro una volta che il progetto verrà definito nei dettagli, anche se sono consapevoli che la gestione di un impianto a gas, in buona parte automatizzato e con procedure di manutenzione più semplici rispetto a quelli a carbone, non possa generare un numero consistente di posti di lavoro.
Peraltro da poco più di un mese l’azienda ha attivato le procedure per un piano di incentivi all’esodo, anticipando un contributo economico per i 18 dipendenti più vicini all’età pensionabile, e i sindacati avevano proclamato lo stato di agitazione del personale della centrale. Nel frattempo prosegue la dismissione delle aree non più necessarie dopo l’abbandono del carbone. La maggior parte è già stata acquistata da Vernazza Autogru per creare un polo logistico per le proprie attività e una scuola di formazione per operatori del settore.
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