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Federagenti, lo sviluppo dei traffici passa dal Mediterraneo: "Lo spostamento a Sud dell'asse scommessa per i porti italiani"

Il ministro alla Protezione civile e politiche del mare Nello Musumeci: “L’Italia conta nel mondo se conta nel Mediterraneo”

Redazione Web
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Una veduta del porto di Genova

 

Genova –  C'è una serie di fenomeni finora poco analizzati, che rende credibile per la prima volta uno spostamento verso il Mediterraneo dell'asse di gravitazione dei traffici europei, che aprirebbe all'Italia e alla sua portualità nuovi orizzonti, anche se la partita è tutta da giocare. Federagenti, la federazione degli agenti marittimi guidata da Alessandro Santi, ha acceso i riflettori, con l'assemblea di questa mattina a Roma, sulla costa sud del Mediterraneo con un'analisi realizzata dal Centro di analisi e consulenza strategica Giuseppe Bono che racconta cosa sta succedendo in Marocco, Egitto e Turchia, i progetti già realizzati e gli investimenti in corso, che potrebbero spostare appunto a sud la rotta dei traffici.

"L'Italia conta nel mondo se conta nel Mediterraneo" ha detto il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci in apertura dei lavori. Ad aprire nuove prospettive non è tanto la flessione dei traffici del Nord Europa, quanto l'attivismo industriale, logistico e commerciale dei Paesi dell'area Medio Oriente e Nord Africa "a contrassegnare un momento di trasformazione probabilmente epocale, innescato dal Covid, dal tracollo della globalizzazione e sfociato in un fenomeno di reshoring di attività industriali che Paesi come il Marocco o l'Egitto stanno sfruttando con una velocità di reazione che non ha precedenti" spiega una nota di Federagenti.

Per i porti italiani è l'occasione da cogliere per lo sviluppo futuro, con la consapevolezza che ci sono due ostacoli: "Da un lato, una Unione europea che persevera nella sua impostazione nord centrica, dall'altro la lentezza e farraginosità di un sistema burocratico e decisionale che non si concilia con lo sviluppo in atto nella sponda Sud". Ma lo studio presentato da Massimo Ponzellini, presidente e amministrator delegato del Centro Giuseppe Bono, tutte le potenzialità, partire dalla rapidità con cui in Nord Africa si sta investendo su nuove infrastrutture destinate a radicare attività industriali in zone franche efficienti, traffici e produzione di energia verde. 

Rixi: “Tocca a noi la politica mediterranea senza attendere l’Ue” 

"Cambiamo l'attenzione del mondo nei nostri confronti, mostrando come abbiamo fatto nel caso del Ponte Morandi ciò che sappiamo fare, ovvero andare per mare, realizzare infrastrutture di eccellenza e affrontare eccezionalità ed emergenze come nessun altro in Europa è in grado di eseguire. E non attendiamoci dalla Ue una politica mediterranea: spetta a noi farla".

Il viceministro a Infrastrutture e trasporti Edoardo Rixi è intervenuto all'assemblea pubblica di Federagenti, la federazione degli agenti marittimi, a Roma, raccogliendo l'idea di collaborare con i Paesi del Nord Africa che stanno investendo moltissimo su infrastrutture e logistica come ha evidenziato lo studio presentato dal Centro Giuseppe Bono, tanto da poter pensare ad uno spostamento delle rotte dei traffici europei nel Mediterraneo che privilegerebbe i porti italiani. Secondo lo studio a fronte delle grandi opportunità che si aprono in questa fase, servono scelte rapide ma l''Europa non è propensa a investire sul Mediterraneo e dall'altra parte l'Africa è già oggi preda di una colonizzazione da parte cinese che tende a escludere l'Europa.

Per Rixi "l'Italia deve muoversi rapidamente anche come facilitatore degli investitori privati, rovesciando il paradigma in base al quale l'Italia non è affidabile. Opere come il Ponte sullo Stretto sono in questo senso un'arma potente da spendere sul mercato internazionale rendendoci credibili ad esempio sul mercato nord africano". Nel corso dell'assemblea sono emerse possibilità di generare traffici anche per i porti dell'Alto Adriatico, Trieste in primis, connesse con i processi di ricostruzione che riguarderanno sia l'Ucraina sia i paesi del Medio Oriente.

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