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Wartsila, la chiusura a Trieste non piace nemmeno a Msc

Pierfrancesco Vago, vice-presidente esecutivo della divisione Crociere di Msc, il più grande gruppo armatoriale del mondo, condivide “le preoccupazioni espresse dall’amministratore delegato della Fincantieri, Pierroberto Folgiero”

A. Qua.
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(ansa)

Ginevra - Pierfrancesco Vago, vice-presidente esecutivo della divisione Crociere di Msc, il più grande gruppo armatoriale del mondo, condivide “le preoccupazioni espresse dall’amministratore delegato della Fincantieri, Pierroberto Folgiero, in merito alle eventuali ripercussioni che la chiusura della linea produttiva di Wärtsilä a Trieste potrebbe generare sulla cantieristica italiana. Per l’intero settore crocieristico e per il gruppo Msc - la cui divisione crociere ha commesse importanti presso lo stabilimento di Monfalcone vicino a Trieste per la costruzione di nuove navi - la chiusura dello stabilimento di Wärtsilä sarebbe una perdita estremamente rilevante. Si tratta infatti di una realtà aziendale che ha dimostrato altissime professionalità che hanno negli anni contribuito a rendere completo e competitivo l’intero sistema della filiera cantieristica italiana. La sua chiusura - aggiunge Vago - comporterebbe anche una dispersione di maestranze specializzate che sarebbero costrette a trovare un impiego differente o addirittura a trasferirsi all’estero, andando a portare altrove le loro preziose conoscenze tecniche. Ci auguriamo quindi che su questa decisione ci possa essere da parte di Wärtsilä un ripensamento, in quanto si rischia di compromettere l’efficienza e il valore del sistema della cantieristica navale in Italia”.

Pochi giorni fa il gruppo finlandese Wartsila, tra i principali produttori di motori marini al mondo, ha deciso la chiusura della linea di produzione dei motori quattro tempi nello stabilimento di Trieste (centro di eccellenza per la costruzione degli impianti a gas per le navi da crociera), annunciando il licenziamento di 450 persone, accentrando il cuore della produzione in Finlandia e dicendo che in sostanza per il momento in Italia rimarranno attività residuali.

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