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La crisi della Serenissima

Nclh, accordo a Venezia per gli scali in rada

Norwegian Cruise Line Holdings e il Comune di Venezia hanno trovato un accordo per la gestione degli scali in rada della compagnia americana. Questo dopo mesi di polemiche a seguito dello scalo pilota dello scorso anno

di Matteo Martinuzzi
2 minuti di lettura

La nave "Norwegian Star"

 

Monfalcone – Norwegian Cruise Line Holdings e il Comune di Venezia hanno trovato un accordo per la gestione degli scali in rada della compagnia americana. Questo dopo mesi di polemiche a seguito dello scalo pilota dello scorso anno e la ripresa di questo modus operandi lo scorso 17 aprile.

L’accordo, che non è stato firmato con la locale autorità portuale ma direttamente col municipio, prevede delle limitazioni all'attività crocieristica della compagnia fuori dalle bocche del porto e al contempo il versamento di 600 mila euro all'anno per tre anni per sostenere la vita culturale e sociale cittadina.

Il tutto è già stato ratificato dalla Giunta del Comune di Venezia per una durata triennale: Nclh si impegna a limitare l'impatto delle proprie attività sulla Laguna e sulla città utilizzando navi della stazza lorda massima di 100 mila tonnellate, ad ormeggiarle in rada oltre le due miglia nautiche da Punta Sabbioni per non ostacolare le attività delle spiagge.

Inoltre saranno limitate le toccate a un massimo di 15 l'anno e non superiori a tre al mese: si escludono i fine settimana, i festivi e i pre-festivi al fine di evitare congestionamenti di flussi turistici. Infine si fornirà ai passeggeri imbarcati materiale informativo della campagna #EnjoyRespectVenezia finalizzato ad orientare i visitatori verso l'adozione di comportamenti responsabili e rispettosi dell'ambiente e dei suoi abitanti.

Le parti hanno precisato che il patto ha carattere di straordinarietà, eccezionalità e temporaneità e fino alla realizzazione dell'approdo destinato alle grandi navi da crociera in Laguna a nel Canale Nord a Marghera, evento che costituirà occasione per la revisione delle pattuizioni. Infatti ad oggi gli ormeggi “diffusi” in zona industriale tra Fusina e Marghera disponibili sono al massimo quattro e poi le limitazioni al transito nel Canale dei Petroli per le navi da crociera sono molto restrittive per quel che riguarda il vento.

Infatti bastano pochi nodi e le navi sono costrette a essere dirottate verso altri lidi come avvenuto questo fine settimana con la “Msc Armonia” (a Monfalcone) e la “Costa Deliziosa” (a Trieste). Questo causa gravi disagi sia ai passeggeri costretti a lunghi trasferimenti, sia extracosti organizzativi alle compagnie.

Per questo Nclh ha scelto Trieste come suo porto di imbarco e sbarco in Adriatico e ha poi sperimentato con successo la possibilità per le sue navi di raggiungere da qui la rada veneziana ed effettuare lo sbarco sui lancioni turistici diretti verso la vecchia stazione marittima ormai ridotta a cattedrale nel deserto.

Si tratta di un sistema turistico mordi e fuggi che non è gradito alle istituzioni locali, che in più di un’occasione si erano dette pronte a limitare questo genere di procedura. Quest’ultima è l’ennesimo effetto collaterale dannoso della poco lungimirante decisione del governo Draghi (estate 2021) che aveva di colpo vietato senza alternative il transito delle navi da crociera nel Bacino San Marco.

Così infatti si è depauperato il ruolo di home port di Venezia che tanti benefici portava all’economia locale e al contempo si è messa in crisi la filiera che girava attorno al turismo crocieristico che garantiva migliaia di posti di lavoro. Dal 2019 si sono persi un milione di passeggeri che si sono solo parzialmente distribuiti in altri porti nord adriatici (Trieste e Ravenna in primis ma anche Monfalcone): una gran parte invece ha lasciato proprio la destinazione Adriatico che senza il ruolo di accentratore del traffico di Venezia ha perso molto del suo appeal.

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