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I terminalisti: "Tonnage Tax fuori dal tempo" Gli agenti: "Loro pensino al caos in banchina"

Il boom dei noli nel trasporto marittimo, i mega-utili delle compagnie e il loro trattamento fiscale sono diventati un terreno di confronto duro, come non si vedeva da tempo, tra chi opera nel settore dei trasporti

A. Qua.
2 minuti di lettura

Genova - Il boom dei noli nel trasporto marittimo, i mega-utili delle compagnie e il loro trattamento fiscale sono diventati un terreno di confronto duro, come non si vedeva da tempo, tra chi opera nel settore dei trasporti: da una parte gli armatori, dall’altra il mondo dei porti e della logistica. Però, per Paolo Pessina, "questo è diventato davvero un tiro al piccione: mettere sotto accusa il sistema della Tonnage Tax perché le compagnie fanno utili da record non ha senso".

Pessina è il presidente di Assagenti, l’associazione degli agenti marittimi genovesi, ed è anche top manager di Hapag Lloyd, quinta compagnia di navigazione al mondo nel trasporto dei container: "Il sistema della Tonnage Tax nel mondo è in vigore da 70 anni, e non ha mai dato fastidio a nessuno. Anzi, dal 2009 al 2017 le compagnie hanno perso ogni anno miliardi di dollari, continuando a pagare le tasse sulle loro flotte e appesantendo così ulteriormente i loro bilanci, senza che nessuno dicesse niente o tantomeno protestasse. Uno dei più grandi carrier del mondo, la Hanjin, è anche fallito. E questo mentre dall’altra parte la logistica di terra - per esempio spedizionieri, operatori intermodali, terminalisti - ha continuato a crescere e ad arricchirsi. E in questo momento, andrebbe detto che non sono solo gli armatori ad avere utili da record, ma tutto il settore dei trasporti, anche chi lavora a terra".

Tra l’altro, prosegue Pessina, se le compagnie oggi collezionano questi bilanci da record "è perché sono bastati pochi colli di bottiglia negli snodi fondamentali globali a bloccare l’intera catena logistica. Pochi grandi porti bloccati, qualche sciopero in Asia e Nord Europa, alcune recrudescenze del Covid. La verità è che bisogna intervenire sulla logistica, perché non è nemmeno vero che manca la stiva: le ultime analisi dicono che oggi domanda e offerta sono equilibrate. Ma se davanti al porto di Long Beach abbiamo contato 300 navi ferme in attesa di scaricare i container, la colpa è degli armatori o di chi non è attrezzato a scaricare e movimentare la merce? La verità è che qua si temono gli investimenti a terra delle compagnie di navigazione, e in questo periodo è facile attaccarle. Vogliamo abolire la Tonnage Tax? Benissimo - conclude Pessina -. Ma allora, se chiudo in perdita per miliardi, li porterò in deduzione negli anni successivi. Così alla fine pagherò zero".

Opposta l’opinione di Luca Becce, presidente di Assiterminal, l’associazione dei terminalisti in seno alla Confindustria: "Su questo tema c’è poco da dire: pure con il massimo rispetto per i nostri clienti, non si può non negare che gli armatori abbiano beneficiato di questa situazione. Sul tema fiscale, a mio giudizio la Tonnage Tax non ha più la valenza specifica di un tempo, perché oggi in tutti i settori le aziende si confrontano con scenari internazionali. Per questo condivido la proposta dell’Itf, l’organismo dei trasporti collegato all’Ocse, di creare una tassa unica globale per le grandi compagnie. Ed è chiaro che, ad esempio in Italia, le ultime modifiche che si sono discusse sull’estensione dei benefici alla Tonnage Tax anche per i servizi ancillari a terra rischia davvero di creare delle disparità. È vero che è stata pensata per le compagnie italiane, ma oggettivamente per come è scritta lascia ampi margini di interpretazione. E secondo me, in questo momento non ha molto senso ingrassare chi già sta bene. Tanto più oggi che abbiamo le aziende della logistica che come tutte le altre sono in ginocchio per effetto della crisi energetica, con rincari del 50% dell’elettricità e nonostante, e il caso dei terminal è il più evidente, si stia provvedendo a sostituire tutti i mezzi motorizzati con carburanti in banchina con la propulsione elettrica, per inquinare di meno".

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