Ue-Cina, nuova Via della seta sotto tiro
Genova - Il progetto cinese di nuova Via della seta preoccupa sempre di più gli Stati europei. Nei giorni scorsi due episodi hanno acceso i riflettori sulla Cina. Il giornale tedesco “Handelsblatt” rivela l’esistenza di una relazione, firmata da ventisette dei ventotto paesi membri dell’Ue, che critica il progetto
Alberto Ghiara
Genova - Il progetto cinese di nuova Via della seta preoccupa sempre di più gli Stati europei. Nei giorni scorsi due episodi hanno acceso i riflettori sulla Cina. Il giornale tedesco “Handelsblatt” ha rivelato l’esistenza di una relazione, firmata dagli ambasciatori a Pechino di ventisette dei ventotto paesi membri dell’Ue (esclusa l’Ungheria), che critica il progetto, ultimamente denominato Belt and road initiative (Bri), perché «va contro l’agenda dell’Unione europea di liberalizzazione del commercio e spinge la bilancia del potere a favore delle società cinesi sovvenzionate dallo Stato». La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, ha replicato che la Cina ha avuto un chiarimento su questo argomento con l’Unione europea e che l’articolo del giornale tedesco «è in contraddizione coi fatti». Per quanto riguarda l’eventuale firma dell’ambasciatore italiano, il ministero degli Esteri italiano non ha voluto fornire dettagli e ha detto al Secolo XIX/The MediTelegraph che la nuova Via della seta «è oggetto di contrattazione in sede di coordinamento comunitario».
La relazione a cui fa riferimento lo “Handelsblatt” è stata preparata in vista del vertice fra Unione europea e Cina che si terrà a luglio. Gli ambasciatori, sempre secondo l’articolo, avvertono che le imprese europee rischiano di non poter concludere contratti convenienti se la Cina non viene spinta ad aderire ai principi europei di trasparenza negli appalti pubblici e sugli standard ambientali e sociali. Inoltre avvertono che la Cina ha cercato di dividere l’Europa stringendo accordi con i singoli paesi membri.
Più complesso l’altro episodio, ossia l’apertura di un’inchiesta, da parte dell’Unione europea e dell’Italia, contro un’organizzazione criminale cinese nel porto del Pireo, in Grecia, che avrebbe evaso l’Iva per decine di milioni di euro sulla merce importata dalla Cina in Europa. L’Italia è da sempre particolarmente sensibile al tema dei controlli frontalieri. Spesso i porti italiani lamentano una mancanza di omogeneità nei controlli a livello comunitario che favorirebbe gli scali dell’Europa settentrionale.
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