Logistica, la Svizzera accusa i tedeschi: “Sulle infrastrutture meglio gli italiani”
di Simone Gallotti
La Germania si scopre vulnerabile sulle opere dopo lo stop di Rastatt
Genova – Gli svizzeri, popolo simbolo della precisione, lodano gli italiani e la loro collaborazione nella realizzazione delle infrastrutture. E già questa circostanza risulta degna di nota.
Ancora di più se, sempre gli elvetici, ci prendono ad esempio positivo, indicandoci ai “cugini” tedeschi come modello da imitare, almeno per la realizzazione delle opere. L’impensabile dibattito è appena esploso in Svizzera dopo la denuncia di Astag, l’associazione dell’autotrasporto elvetico, preoccupata per un fattore cruciale della logistica nazionale: lo spostamento totale delle merci dai camion ai treni: “La Svizzera difficilmente riuscirà a realizzare questo sogno così come previsto dalla Convenzione delle Alpi - spiega Reto Jaussi, segretario generale di Astag -. E solo una realistica e pragmatica collaborazione fra le due modalità di trasporto consentirà di affrontare il previsto incremento costante nel movimento delle merci senza rischiare il blocco del sistema”.
Il quadro per gli autotrasportatori è chiaro e da lì parte la stoccata ai tedeschi: "Se l’Italia sta collaborando fattivamente, intervenendo sulle sue infrastrutture in connessione con quelle della Svizzera, la Germania sta invece disattendendo tutte le promesse e sino al 2040 non realizzerà le opere infrastrutturali che si era impegnata a fare”.
Jaussi ha esternato poco dopo aver inaugurato un hub logistico che dovrebbe consentire di smaltire gradualmente le code che ormai costantemente bloccano l’ingresso nel tunnel del Gottardo e ammette per la prima che l’obiettivo di contenere sotto quota 650.000 i transiti di mezzi pesanti sul territorio svizzero, non potrà essere centrato: "Anzi l’incremento del 26% previsto per i prossimi anni porrà sotto stress tutte le infrastrutture svizzere” spiega l’associazione degli autotrasportatori.
Il settore della logistica elvetica ha ancora nella mente il disastro di Rastatt, quando il crollo di una piccola porzione di binari avvenuto nel 2017 sul suolo tedesco, ha mandato in crisi la logistica di mezza Europa: “È l’ora di parlare chiaro e affermare onestamente – sottolinea ancora Jaussi – che è oggi indispensabile migliorare tutta la catena di trasporto: potenziare la ferrovia, ma senza indebolire la strada, rendendosi conto, al di là degli slogan, che si tratta di due vettori complementari. Il traffico di transito deve passare sui binari. Ma i trasporti interni alla Svizzera, specialmente quelli brevi, dovranno sempre essere fatti su strada”.
L’alleanza tra treni e camion in Svizzera finanzia le grandi infrastrutture ferroviarie attraverso una tassa sui mezzi pesanti e quindi sull’autotrasporto. Tassa che per il solo progetto Alptransit ha prodotto 25 miliardi di investimenti: “La Svizzera – conclude Jaussi – occupa una posizione centrale sulla direttrice europea Nord- Sud del traffico merci e se i Paesi confinanti, in questo caso la Germania, non rispettano neppure uno degli impegni assunti spostandoli unilateralmente di oltre 15 anni, allora i rischi di un collasso del sistema si fanno davvero concreti”.
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