Nerli: «Contento per la sentenza, ma la mia vita è rovinata» / INTERVISTA
Genova - «Otto anni per sentire la frase “il fatto non sussiste”: assolto in tredici secondi. È chiaro che sono soddisfatto, contento. Ma qualche riflessione questa vicenda la impone...».
Simone Gallotti
Genova - «Otto anni per sentire la frase “il fatto non sussiste”: assolto in tredici secondi. È chiaro che sono soddisfatto, contento. Ma qualche riflessione questa vicenda la impone...».
Ci sono voluti otto anni per Francesco Nerli per uscire pulito dalla “vicenda”: la Procura di Napoli lo accusava di aver utilizzato il suo ruolo di presidente dell’Autorità portuale partenopea per ottenere soldi da girare al proprio partito di allora, i Ds. Perquisizioni, sequestro di presunti bilanci in cui erano riportati da una parte i nomi degli operatori che elargivano, dall’altra l’importo e poi il divieto di dimora a Napoli anche per gli altri imputati, l’ex segretario generale, Pietro Capogreco, e l’ex segretaria del presidente, Vita Convertino. Ieri però la prima sezione del Tribunale di Napoli ha assolto tutti dall’accusa di concussione e in aula è stata versata anche qualche lacrima. «La mia vita è stata rovinata, anche se non sono uno che se la fa rovinare facilmente. Però avete più visto un incarico pubblico dato a Nerli dopo l’inchiesta?». I giudici avevano chiesto tre anni di reclusione, il tribunale ieri ha ribaltato tutto: «Abbiamo anche rinunciato ai testi della difesa pur di accelerare la sentenza ed evitare la prescrizione». A Napoli l’ex numero uno di Assoporti, era all’ultimo mandato: «Stavo uscendo da quell’esperienza, ero nel finale. Potevo anche venire a Genova, poi per motivi familiari rinunciai». Ma cos’è successo esattamente otto anni fa? «Una cena elettorale - spiega Nerli. Una semplice cena con 12, forse 13 persone. Secondo l’accusa non potevo partecipare perchè ero presidente del porto. Al tavolo c’erano alcuni operatori di Napoli: ma come potevo chiedere loro dei soldi? E poi erano rappresentanti di grandi gruppi, come Cosco, stiamo parlando del governo cinese...».
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L’inchiesta va inquadrata nel momento storico di Napoli: era il tempo delle inchieste che stavano travolgendo la giunta Bassolino. E Nerli che di quel partito è sempre stato un esponente di spicco, c’è andato di mezzo: «Ma non ho nessuna intenzione di fare dietrologia. Aspetto la motivazione della sentenza e l’eventuale ricorso sulla mia assoluzione». Nerli, nato a Livorno, è stato deputato del Pci, senatore del Pds, presidente del porto di Civitavecchia e di Assoporti, l’associazione degli scali italiani. «Ora sono amministratore unico di “Assoporti Servizi”, stiamo lavorando sull’armonizzazione dei sistemi portuali, così che tutti possano dialogare».
Alfonso Maria e Annalisa Stile, gli avvocati di Nerli, esultano: «Finalmente è arrivata la sentenza che ci aspettavamo: L’istruttoria ha dimostrato l’estraneità di Nerli e degli altri imputati. Basti pensare che nessuno degli oltre dieci operatori portuali coinvolti come persone offese ha mai dichiarato di essersi sentito in qualche modo indotto o costretto a rilasciare quei contributi elettorali, ma di averli elargiti liberamente e spontaneamente e peraltro mai su richiesta diretta o indiretta di Nerli o di altre persone».
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