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Duci: «Il sistema-Italia investa nella ferrovia, solo così sarà efficiente»

Genova - «I nostri porti non potranno mai competere con quelli del Nord Europa se non verrà potenziato il trasporto su ferro».

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Genova - Quali sono le maggiori criticità, dal punto di vista logistico, che presentano i porti italiani? «Esiste – spiega Gian Enzo Duci, presidente di Federagenti - un’ambivalenza di fondo e per certi aspetti una contraddizione fra ruoli e vocazioni che fatica ad essere superata e forse è davvero impossibile farlo. Ciò che emerge con forza quando si parla di logistica in relazione ai porti italiani è che il frazionamento in tanti scali di piccole e medie dimensioni rappresenta una risposta naturale per la logistica nazionale, per i flussi di merce domestici. Tanti porti sono nati e si sono sviluppati per servire un territorio frammentato anche dal punto di vista produttivo. Ma questa frammentazione – sottolinea il numero uno degli agenti marittimi italiani - è letale se si vuole giocare una partita logistica internazionale, ovvero entrare in concorrenza con i grandi porti del nord Europa che sono strutturati e sono cresciuti in funzione di un’esigenza logistica non strettamente legata al territorio nel quale operano, ma trasformata in business internazionale. Il fatto che nei porti italiani non esistano ad esempio aree in grado di consentire la formazione di convogli ferroviari lunghi e quindi competitivi sul mercato logistico ne è la prova».

Di cosa ha bisogno il sistema Italia per migliorare il deficit infrastrutturale con i porti del Nord Europa?

«La risposta – prosegue il presidente di Federagenti- potrebbe essere una sola: ferrovie, ferrovie, fortissimamente ferrovie. Se, veramente, l’obiettivo fosse quello di adeguare le strutture portuali alla domanda delle navi giganti e, come tutti sanno, l’equazione non è così semplice e scontata come da molte parti viene formulata, il tema del trasporto ferroviario diventerebbe l’elemento strategico centrale. Il sistema Italia, sul tema della logistica portuale, è costretto a fornire risposte a molte domande; ultima in ordine di tempo quella relativa ai punti di rifornimento per navi ibride, con una partita che riguarda il gas naturale liquefatto che si sta estendendo dalle portacontainer, dai Ro-ro e dalle crociere, anche alle navi bulk generando un nuovo problema per una portualità come quella italiana a reazione decisamente lenta».

Negli ultimi anni, la logistica italiana ha fatto passi in avanti oppure è rimasta ferma al palo?

«Mentre sul lato della logistica portuale si sta assistendo anche in Italia a una veloce implementazione di nuove tecnologie – analizza Duci -, la logistica di terra e quindi i grandi operatori della logistica distributiva denunciano forti ritardi nei confronti del Nord Europa; tedeschi, olandesi e svizzeri hanno investito e stanno investendo in high tech, persino in intelligenza artificiale e Internet delle cose applicati ai flussi logistici; ma questi stessi big player una volta sbarcati in Italia e entrati in possesso di aree si trovano costretti e forse messi anche nella condizione più comoda e meno dispendiosa di giocare la partita della competitività comprimendo i costi, in primis quello del lavoro».

Quali sono le principali grandi opere, in Liguria e a livello nazionale, che devono essere realizzate per migliorare la circolazione delle merci?

«Dando per scontato – chiude il presidente di Federagenti - che la rete alta velocità e alta capacità debba essere completata nei tempi più stretti possibili, comprendendo in ciò ovviamente il Terzo valico, è ora il momento di concentrare l’attenzione soprattutto sulle grandi scelte strategiche di politica logistica e portuale. Scelte che riguardano gli snodi portuali ma anche infrastrutture come la nuova diga foranea del porto di Genova, un’opera fondamentale che prevede un investimento di quasi un miliardo di euro, in grado di dettare i tempi di un reale cambio di passo».

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