Taranto, "hub agroalimentare al posto delle rinfuse"
Taranto - Da Confindustria Taranto parte una proposta per la riconversione del Secondo Sporgente del porto di Taranto per farne uno snodo della merce agroalimentare. Il Secondo Sporgente, il più vicino alla città, è quello usato da ArcelorMittal, ex Ilva, per scaricare le rinfuse solide, cioè i minerali che servono al ciclo produttivo

Taranto - Da Confindustria Taranto parte una proposta per la riconversione del Secondo Sporgente del porto di Taranto per farne uno snodo della merce agroalimentare. Il Secondo Sporgente, il più vicino alla città, è quello usato da ArcelorMittal, ex Ilva, per scaricare le rinfuse solide, cioè i minerali che servono al ciclo produttivo. Una utilizzazione alternativa del Secondo Sporgente mette quindi in conto la necessità di valutare che accadrà col siderurgico. Se ci sarà una nuova compagine societaria, come appare ormai molto probabile, al posto di ArcelorMittal, come cambierà lo stabilimento, di quanti minerali avrà bisogno in futuro o se quest’approvvigionanamento si ridimensionerà perche cambierà l’assetto produttivo della fabbrica. Già anni fa c’era un’ipotesi che prevedeva che ex Ilva lasciasse il Secondo Sporgente per concentrarsi sul Quarto Sporgente, anch’esso gestito dall’ex Ilva, dopo averlo ampliato e riattrezzato. Il tema, quindi, implica la continuità o meno dell’acciaio a Taranto, oltre che la ricerca di fondi per i nuovi investimenti nelle infrastrutture portuali, ma Confindustria Taranto sostiene che «la ripartenza passa attraverso i nuovi investimenti e nella revisione dell’attuale modello produttivo. È il momento - si sottolinea dall'associazione - per spingersi verso la riconversione produttiva di Taranto, partendo dalle peculiarità e dalle vocazioni del territorio». Per Confindustria Taranto, «il porto di Taranto, infrastruttura strategica a livello nazionale, rappresenta il punto di snodo per una nuova industria produttiva legata alla logistica ed al traffico delle merci. Oggi ancor di più - si sostiene - con la rinnovata programmazione che San Cataldo Terminal del gruppo Ylport prospetta nell’ambito dei traffici containerizzati». Confindustria Taranto rileva che «progettare il futuro» vuol dire riappropriarsi «degli spazi produttivi, sino ad oggi a pressochè esclusivo appannaggio del centro siderurgico, per restituirli alla città e all’iniziativa economica, ricorrendo a risorse interne per fare impresa, sostenibile e ambientalizzata». Confindustria rilancia la possibilità di delocalizzare «le attività di movimentazione delle rinfuse solide svolte da AmInvestCo sul Quarto Sporgente, quindi più lontano dalla città» in quanto «il collegamento, per la continuità produttiva, sarebbe comunque assicurato attraverso la realizzazione di nastri trasportatori in grado di consentire alla società l’utilizzo delle ulteriori infrastrutture portuali». «È necessario che il territorio e le istituzioni facciano massa critica attorno a questo progetto - commenta il presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro - dal quale potranno derivare nuove iniziative imprenditoriali e investimenti pubblici e privati partendo dall’allungamento del quarto sporgente» per ottenere «un miglior pescaggio». Il nuovo hub agroalimentare, dicono da Confindustria Taranto, «andrebbe a delineare, alle spalle del Molo San Cataldo, fronte a mare della città, un’inedita prospettiva di Taranto, raffigurando una identità industriale rinnovata nel rispetto e nella sostenibilità ambientale. Il progetto punta, inoltre, considerata la sua localizzazione, a utilizzare tutti quegli strumenti di politica industriale propededeutici all’attrazione degli investimenti messi in campo dal governo e dalla regione con la Zona economica speciale e la Zona franca doganale».
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