“Bucci troppo attivo, le ingerenze improprie fanno danni al porto” | L’intervista
Enti locali nei porti? Vade retro: la riforma, per Luca Becce, presidente dei terminalisti italiani riuniti in Assiterminal, deve essere di profilo quanto più nazionale possibile, tagliando ancora le autorità portuali ed evitando l’attivismo degli enti locali su questioni che riguardano il demanio
di Alberto Quarati
Luca Becce, presidente di Assiterminal
Genova – Enti locali nei porti? Vade retro: la riforma, per Luca Becce, presidente dei terminalisti italiani riuniti in Assiterminal, deve essere di profilo quanto più nazionale possibile, tagliando ancora le autorità portuali ed evitando l’attivismo degli enti locali su questioni che riguardano il demanio. Come nel caso di Genova.
Non solo i Comuni, anche le Regioni (la sentenza della Corte Costituzionale di pochi giorni fa, la riforma Calderoli) chiedono di contare di più.
"Allora, i porti più importanti in Europa sono definiti core e si trovano sugli assi che collegano da Nord a Sud e da Est a Ovest il Continente. Un porto così, ha una funzione nazionale se non internazionale: alimenta sistemi economici e industriali di quella dimensione. Dunque, la governance non può che essere nazionale in un quadro europeo: e solo il coordinamento nazionale può garantirla. Uno dei limiti della riforma Delrio - scontratasi col Titolo V della Costituzione che dal 2001 include i porti tra le materie concorrenti - è stato cedere per ragioni politiche al localismo, battezzando 16 Autorità di sistema, troppe. La governance dei sistemi portuali non può che essere pubblica e centrale, rafforzando regolazione e controllo in un unico soggetto che razionalizzi in sé anche funzioni oggi frammentate altrove. Come vede ragiono per contenuti, non per formule. E poi insomma… i limiti dell’autonomia differenziata emersi in Sanità durante il Covid non ci hanno insegnato proprio nulla?”.
Quindi l’attivismo portuale del sindaco Bucci a Genova non la entusiasma…
“Rappresento le aziende che operano nei porti, e che soffrono la confusione che si genera troppo spesso a livello istituzionale per la sovrapposizione di funzioni. Questo vale in qualunque città e con qualunque sindaco. Il continuo interventismo sul porto nell’ambito della relazione con la città è sacrosanto. Ma le specifiche indicazioni sull’uso del demanio portuale non sono pertinenza dei Comuni. Mi stupisce anche il silenzio delle istituzioni competenti che accompagna sempre questi frequenti interventi. Tra l’altro dal 2016 il sistema portuale non è Genova, ma Genova-Pra’-Savona-Vado. Il più importante d’Italia per la sua relazione con Nord Italia e Sud Europa”.
A proposito, i Depositi chimici per lei vanno a Sampierdarena oppure no? Confindustria è a favore, i terminalisti contrari. Perché?
”Ecco cosa significa concretamente un’ingerenza impropria sulle competenze altrui. In Italia c’è un traffico ad alto assorbimento di manodopera che cresce ogni anno, levando traffico dalle strade: i traghetti merci, le Autostrade del mare. Tutti gli indicatori ci dicono che cresceranno ancora. E a chi si toglie lo spazio? Proprio a loro, danneggiando il primo armatore che lo gestisce. Ed eliminando da Genova anche il traffico dei prodotti forestali, operato sempre a Ponte Somalia. Io chiedo all’Authority di difendere i traffici che generano occupazione e individuare altre aree per rispondere alla ben comprensibile esigenza della città di delocalizzare i Depositi. Per il resto, fatico a comprendere il distinguo di Confindustria, considerato il pronunciamento della propria Sezione Terminal Operators”.
Le promesse assunzioni del Comune degli interinali del porto si sono arenate.
”C’è una distorsione. Vede, in porto lavorano terminalisti, imprese e fornitori di manodopera. Per la legge solo questi ultimi, correttamente, possono integrare l’organico con la somministrazione. Cosa è successo? Che si sono costituiti soggetti interinali che integrano unicamente il fornitore di manodopera. Senza così poter uscire dal porto, magari per lavorare in attività affini, per esempio nei centri logistici. E finisce che il fornitore di manodopera portuale, che è legato all’andamento non uniforme della domanda di integrazione dei terminalisti, non può garantire l’assorbimento totale di questi interinali. Nei fatti, si è generato un fornitore di serie B: non può funzionare. Poi, promesse stravaganti di ricollocazioni, a Genova, hanno prodotto un’esasperazione comprensibile...”.
Conftrasporto chiede il ritorno dei Comitati portali.
”Lo sosteniamo da sempre e ben venga che anche altre associazioni convergano su queste considerazioni. Faccio notare che un altro limite della riforma del 2016 è stato sbilanciare in senso localistico i Comitati di gestione, in contraddizione con le finalità dichiarate della stessa riforma”.
Aumento dei canoni: come sta andando il dialogo col governo?
”Il dialogo col ministero e il viceministro Edoardo Rixi è costante. Senza togliere alcunché ad altre categorie colpite dagli aumenti concessori, vorrei far notare che per un terminalista si tratta spesso di una delle prime voci di costo, che si traduce in milioni di euro di aumento... anche di fronte a questo ci siamo dimostrati propositivi, ma ci aspettiamo ora la soluzione del problema”.
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