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Il vertice con il viceministro Rixi

Fabbrica dei cassoni per la Diga di Genova. Il governo spinge su Vado e Piombino | Il video

Nuova Diga del porto di Genova, il governo accelera per affiancare alla fabbrica dei cassoni di Pra’ altri due siti, che saranno con Piombino e Vado Ligure. Oggi è previsto che dei 97 cassoni, 39 devono essere realizzati nel sito genovese

di Alberto Quarati
2 minuti di lettura

Il viceministro dei Trasporti, Edoardo Rixi

 (ansa)

Genova – Nuova Diga del porto di Genova, il governo accelera per affiancare alla fabbrica dei cassoni di Pra’ altri due siti, che saranno con Piombino e Vado Ligure. Oggi è previsto che dei 97 cassoni, 39 devono essere realizzati nel sito genovese, la parte restante in altri due impianti che però, è emerso ieri all’incontro con il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi in Autorità portuale, ancora non hanno le autorizzazioni ambientali.

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È vero che prima di arrivare alla realizzazione dei cassoni passerà almeno un anno, con tutto il tempo per ottenere le autorizzazioni per gli altri siti, ma per Rixi "è impensabile” in questo momento avere un progetto così com’è adesso, che nei fatti “concentra tutta l’attività di fabbricazione dei nuovi cassoni per la nuova Diga nel bacino portuale di Pra’”.

Per il viceministro c’è una ragione di territorio e una industriale: da quest’ultimo punto di vista sarebbe troppo rischioso partire con un unico cantiere per un’opera che vale quasi un miliardo di euro di fondi pubblici, per di più vincolati alla tagliola temporale del Piano nazionale di Ripresa e resilienza (che richiede il collaudo della nuova Diga nel 2026).

La fabbrica de cassoni insomma non può essere una, per evitare che imprevisti e intoppi blocchino i lavori. C’è poi la questione del territorio, che spiega la presenza ieri del sindaco di Genova, Marco Bucci ("non parlo, poi dicono che interferisco sulle vicende portuali...”) e del presidente del Municipio Ponente, Guido Barbazza, contrario alla collocazione della fabbrica dei cassoni a Pra’ perché troppo vicina all’abitato e in contrasto con i progetti di valorizzazione del litorale: “Noi in questo momento - spiega Paolo Emilio Signorini, presidente del porto - abbiamo autorizzato come sito, dal punto di vista ambientale, quello di Pra’. La cordata WeBuild-Fincantieri in sede di gara ha proposto anche Piombino, e durante questi mesi di progettazione e di prima cantierizzazione sta sondando anche l’ipotesi di Vado”.

Per questi due siti però servono le autorizzazioni ambientali. Perché non si sono fatte e perché non si è parlato di questi cantieri del débat public? "Perché le aree di cantierizzazione - spiega Signorini - sono solitamente individuate nel bando di gara. La cordata ha individuato Piombino, adesso stanno manovrando su Vado. Ma precostituire troppo tempo prima la scelta di determinate aree costringerebbe il proponente a fare la Valutazione di impatto ambientale per una quantità innumerevole di siti”.

La soluzione di procedere con due o tre cantieri autorizzati, centra anche l’obiettivo, dice apertamente Signorini, "di evitare il più possibile di costruire cassoni dove magari sono più impattanti, favorendo altre destinazioni”. “Valutiamo anche ipotesi all’interno del porto di Genova - aggiunge Rixi - però diverse dalle attuali: sulle aree ex Ilva, più che i ricorsi, pesa la mancanza di fondale, mentre al Terminal Bettolo ci sarebbe un problema di interferenza con il traffico delle navi”.

Il percorso, che Rixi vuole chiudere entro il 20 aprile, giorno di apertura dei cantieri (quindi con uno slittamento di due settimane rispetto al cronoprogramma presentato da WeBuild lo scorso 22 novembre), prevede l’accordo con il ministero dell’Ambiente, e la Valutazione di impatto ambientale sui due siti. A valle, gli Accordi di programma sui territori, “per gestire - dice Rixi - le esternalità negative dei cantieri, ma anche i vantaggi compensativi sui territori”. 

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