Autotrasporto, pronta la protesta: «Senza aiuti concreti fermiamo i camion»
Genova - Alla fine il Comitato esecutivo dell’Unatras, il coordinamento tra le maggiori sigle dell’autotrasporto in Italia (le sigle aderenti a Conftrasporto: Fai, Fiap, Unitai, e poi Cna Fita, Confartigianato Trasporti, SnaCasartigiani) ha deciso di andare a vedere le carte

Genova - Alla fine il Comitato esecutivo dell’Unatras, il coordinamento tra le maggiori sigle dell’autotrasporto in Italia (le sigle aderenti a Conftrasporto: Fai, Fiap, Unitai, e poi Cna Fita, Confartigianato Trasporti, SnaCasartigiani) ha deciso di andare a vedere le carte. Nel vertice di ieri è nuovamente emerso il malumore che serpeggia nella categoria - messo in evidenza già da alcune iniziative di fermo spontaneo, come è già accaduto nel Lazio e come minacciato da più parti nel Sud Italia, dove risiedono le imprese che percorrono i viaggi più lunghi. La scintilla che rischia di far saltare un sistema è il caro-carburante, col prezzo del gasolio da autotrazione cresciuto in un anno oltre il 22%. L’Unatras chiede al governo crediti d’imposta per compensare i maggiori costi sostenuti per i carburanti, la pubblicazione delle tabelle ministeriali sui costi d’esercizio aggiornati e di conseguenza, soprattutto, l’adeguamento automatico delle tariffe di autotrasporto con l’aumento del gasolio. Bellanova oggi li incontrerà e proverà a portare a una mediazione concreta perché è proprio sulla tariffa che si gioca il tavolo per evitare il fermo del settore: Unatras minaccia «iniziative, compreso lo stop, senza risposte positive» ma vuole comunque andare a vedere le carte.
LA TABELLA DEI COSTI
La battaglia dura da oltre 10 anni: «Allo stato attuale - spiega Antonio Marzo, responsabile nazionale del movimento container per la Confartigianato Trasporti - i costi minimi di riferimento ci sono, ma non vengono applicati obbligatoriamente». Così per la maggior parte delle imprese risulta impossibile «ribaltare sulla committenza» i maggiori costi di questo periodo, visto che già abitualmente buona parte delle imprese lavora in dumping (per effetto tra le altre cose della polverizzazione del settore) e le imprese clienti sono sempre state contrarie all’imposizione di una tariffa base per legge.