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Crisi autotrasporto, Unatras: "Continuiamo a trattare"

La principale associazione di rappresentanza si dice soddisfatta dell'incontro di ieri sera con Bellanova. Tregua in Sicilia, critiche da Assotir ("80 milioni sono quasi una provocazione"), mentre Trasportunito apre un faro sulla riforma europea, che potrebbe gettare nuove nubi sul settore

A. Qua.
3 minuti di lettura
(ansa)

Genova - Nella tarda serata di ieri si è concluso l'incontro tra le associazioni di rappresentanza del settore dell'autotrasporto e la viceministra alle Infrastrutture e alla mobilità sostenibili, Teresa Bellanova. Unatras, l'Unione delle associazioni nazionali dell' autotrasporto, «ancora una volta prende le distanze da coloro che in questi giorni hanno innescato atti coercitivi contro la libertà di circolare attuando blocchi di Tir in diverse zone dell'Italia: sono azioni che non appartengono alla nostra cultura della rappresentanza». Unatras «ringrazia la viceministra per l'impegno profuso in questa fase complessa che tocca il Paese e le imprese, un impegno che si concretizza con la messa a disposizione da subito, per il settore, di risorse aggiuntive attraverso misure che ammontano nell'insieme a 80 milioni di euro e che saranno ripartite tra le voci gas naturale liquefatto, AdBlue, spese non documentate e pedaggi autostradali».

Unatras «considera positivamente le proposte presentate dalla viceministra Bellanova, ma non considera esaurito il confronto, anzi ritiene fondamentale, nel percorso indicato ieri dalla stessa Bellanova, che si arrivi alla definizione di quelle regole che dovranno garantire una maggiore ed effettiva tutela delle imprese di autotrasporto, con particolare riferimento alla disciplina di una clausola di adeguamento dei costi di trasporto al costo del gasolio, oltre che alla questione delle soste e all'applicazione del nuovo regolamento europeo. Unatras continuerà responsabilmente il confronto e auspica che si possa arrivare celermente a un'intesa complessiva».

L'INSODDISFAZIONE DI ASSOTIR
«Per chi ha protestato in questi giorni sulle strade per il caro carburante, 80 milioni sono quasi una provocazione -. Assotir definisce così l’intesa raggiunta ieri tra le sigle dell’autotrasporto e la viceministra-. Pur non avendo preso parte alle trattative tra la viceministra Bellanova e le sigle dell’autotrasporto presenti oggi nell’Albo, da cui Assotir è esclusa - afferma il segretario generale di Assotir, Claudio Donati - penso debba essere chiara la totale presa di distanza dai risultati emersi. Verrebbe da lanciare un sondaggio per vedere se si trova almeno un trasportatore d’accordo. Le misure per fronteggiare il caro gasolio - prosegue Donati - appaiono essere quasi una provocazione per chi ha protestato in questi giorni sulle strade. Infatti, a chi ogni giorno va alla pompa e vede il prezzo del gasolio aumentare, non è rispettoso promettere soldi che, se certe ’trovatè ministeriali dovessero funzionare, darebbero soldi tra due anni».

TREGUA IN SICILIA
Dopo più di 48 ore di sciopero e disagi, gli autotrasportatori siciliani ieri pomeriggio hanno sospeso i blocchi stradali e preso l’impegno a riportare la situazione alla normalità, ma è solo una tregua. Parte il tavolo permanente alla Regione e i padroncini non intendono mollare la presa. Stamane al PalaRegione di Catania, alle 9.30, riparte il tavolo tecnico voluto dall’esecutivo siciliano con autotrasportatori, produttori e rappresentati della Gdo per approfondire ulteriormente le proposte di accordo emerse dalle interlocuzioni fra le parti.

TRASPORTOUNITO: «IL GOVERNO IGNORA LA RIFORMA EUROPEA»
Già ieri pomeriggio del resto da Trasportunito facevano notare che le manifestazioni di questi giorni non rappresentano «un fermo a macchia di leopardo, ma un vero e proprio collasso del sistema dei trasporti su gomma in Italia. Secondo la nostra ultima rilevazione, nelle regioni del Centro Sud sono coinvolte nel fermo in atto circa 25 mila imprese. Ma il dato più sorprendente viene da un sondaggio a livello nazionale: il 98% delle imprese di autotrasporto italiane, e non solo quelle del Centro Sud, condivide e giustifica l'azione di protesta in atto, manifestando totale solidarietà alle imprese che hanno bloccato i loro mezzi, non solo in segno di protesta per gli aumenti del carburante che dovrebbero assorbire in toto nei loro conti, senza poterli riversare almeno in parte sulla committenza e sulla merce, ma anche la totale assenza di qualsiasi segnale governativo di comprensione della gravità della situazione». Fermi ai box, rilevano da Trasportunito, «sarebbero oggi circa 90 mila mezzi pesanti, il che corrisponde a un taglio di 30 milioni di quintali sulla capacità di trasporto e a conseguenze devastanti su settori come il trasporto di deperibili e l'ortofrutta. Si calcola che altri 30-40 mila mezzi non siano in grado di superare e risolvere difficoltà di movimento rispetto a percorsi, triangolazioni e carichi/scarichi». «È particolarmente grave - sottolinea Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito - che non si comprendano oggi le ragioni, in parte cronicizzate, in parte esplose per l'aumento dei costi di carburante, dell'autotrasporto italiano, costretto oggi a una protesta che assomiglia ogni giorno di più a un fermo tecnico, ovvero al blocco dei mezzi per impossibilità pratica di pagarne i costi di gestione».

Nella lunga lista delle rivendicazioni di queste ore - frutto, dicono ancora dall'associazione, «di un totale immobilismo del ministero di riferimento, incapace di intervenire anche sul tema della carenza degli autisti, si registra inoltre il totale disinteresse nei confronti di una riforma del settore, imposta dall'Unione europea (Regolamento 1055), con impatti fortemente negativi su una categoria ormai destrutturata». Secondo Trasportounito le disposizioni comunitarie entrate in vigore senza alcun tipo di accompagnamento tecnico-normativo producono tre tipi di effetti negativi: «L'eliminazione delle vecchie licenze e quindi la perdita secca di un patrimonio di 220 milioni di euro; il pericoloso livellamento, verso il basso, dei futuri operatori dell'autotrasporto in controtendenza rispetto agli slogan relativi alla sostenibilità del trasporto nonché modifiche inapplicabili agli asset normativi, amministrativi e istituzionali».

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