Dazi e sovranismi, le imprese italiane non temono le barriere/ FOCUS
Milano - L’87% delle aziende è ottimista sulla situazione del commercio.
MARCO FROJO
Milano - Dazi, incertezze politiche e rallentamento dell’economia mondiale non spaventano affatto le imprese italiane che guardano con grande fiducia al futuro. È questo il sorprendente quadro che emerge dalla ricerca Trade Navigator del colosso bancario Hsbc, che ha coinvolto nella propria analisi 8.500 aziende (di cui 200 italiane) in 34 Paesi. Secondo l’indagine infatti, nove intervistati su 10 (87%) nel Belpaese ritengono che la propria azienda avrà successo nell’attuale contesto commerciale internazionale e un numero leggermente inferiore (76%) si dice ottimista circa la situazione del Paese.
Tra i fattori chiave più citati a sostegno dell’ottimismo delle imprese italiane, c’è “una sana crescita economica globale”, la fiducia dei consumatori e una forte economia interna. Per contro, tra le preoccupazioni spiccano quelle legate ai dazi doganali e alla disputa Usa-Cina. “La forza e la resilienza delle imprese italiane si basano sui valori del “Made in Italy” che, affiancati ad investimenti consistenti in tecnologia e sostenibilità, permetteranno alle aziende italiane di essere competitive e di avere successo a livello internazionale”, afferma Gerd Pircher, amministratore delegato di Hsbc Italia.
Dal Trade Navigator emerge inoltre che quasi un terzo (32%) degli intervistati è convinto che le regolamentazioni del mercato avranno un impatto positivo sulla competitività del loro business; un quarto degli intervistati invece considera i sistemi di approvazione complessi un ostacolo al business e una percentuale simile (24%) li ritiene causa dell’aumento dei costi dell’impresa. Mentre la maggior parte degli intervistati reputano utili le politiche dell’Unione Europea. Molte norme comunitarie sono considerate di grande supporto per le imprese, in particolare l’accordo SEE Spazio Economico Europeo (47%).
Per quel che riguarda la recente normativa Gdpr sulla protezione dei dati personali, tre aziende su quattro rispettano già le nuove regole, mentre quasi una su cinque è ancora in fase di adeguamento. Quasi tre quarti (72%) delle aziende afferma di utilizzare i dati per ottimizzare le prestazioni, alla pari della media globale. Circa la metà (46%) utilizza i dati legati alle transazioni/di vendita seguiti da dati di mercato (42%) e dati personali dei clienti (40%). Gli investimenti nell’innovazione digitale si sono concentrati su miglioramenti interni per aumentare l’efficienza operativa (44%), migliorare le prestazioni (39%) e la produttività (38%), con l’obiettivo di stimolare le vendite (41%) e il vantaggio competitivo (37%).
Circa un quinto delle imprese italiane considera la Brexit poco rilevante (17%) e senza alcun impatto diretto sulla propria attività (16%), sebbene la stessa percentuale di intervistati (16%) affermi che la situazione nel Regno Unito renderà il business con il Paese più costoso. Per quanto riguarda infine l’apertura a nuovi mercati extra-Ue, un’impresa su cinque non intraprende alcuna azione, mentre il 19% sta rivedendo gli accordi contrattuali e aprendosi a nuovi mercati al di fuori dell’Unione Europea (15%).
Da ultimo la ricerca di Hsbc getta uno sguardo anche all’approccio tenuto dalle aziende italiane verso le novità tecnologia e anche su questo fronte le risposte sorprendono positivamente: più della metà (59%) ritiene che il digitale abbia creato opportunità per aumentare la produzione e per renderla più efficiente. Le aziende intervistate identificano tra le principali sfide create dal digitale la blockchain (25%), l’Internet of Things (24%) e la presenza di clienti sempre più consapevoli che chiedono trasparenza/privacy dei dati (23%).
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