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«La logistica del freddo si è evoluta grazie al container» / INTERVISTA

Genova - L’Italia sarà la prima nazione per numero di espositori alla Fruit Logistica di Berlino: 519 rispetto, ad esempio, ai 386 della Spagna, ai 349 dei Paesi Bassi, ai 296 dei padroni di casa tedeschi o ai 228 francesi.

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Genova - L’Italia sarà la prima nazione per numero di espositori alla Fruit Logistica di Berlino: 519 rispetto, ad esempio, ai 386 della Spagna, ai 349 dei Paesi Bassi, ai 296 dei padroni di casa tedeschi o ai 228 francesi. E’ un’occasione per gli operatori del settore che non sfugge agli spedizionieri genovesi, come spiega Giovanni Rossi, responsabile Presidi sanitari di Spediporto. Rossi ha partecipato al Fruit Logistica del 2018 ed è un esperto della logistica del freddo.

Come sta cambiando questo settore?

«Fra i molti spedizionieri che saranno presenti, da meno di una decina d’anni si sono inseriti anche i grandi gruppi, attirati dal fatto che nel settore reefer i margini sono ancora un po’ maggiori che in altri settori».

E’ l’effetto dello spostamento dei carichi dalle navi dedicate alle portacontainer?

«Prima anche gli spedizionieri che si occupavano di questi traffici erano pochi e specializzati. L’ortofrutta arrivava con le navi stiva in pochi terminal attrezzati come ad esempio quelli di Genova, Vado e Civitavecchia. Negli ultimi 15-20 anni si è avuta la trasformazione che ha portato anche alla chiusura di alcuni terminal frutta. Oggi, con il prodotto che viaggia in container, è più facile entrare in questa attività. Prima lo spedizioniere interveniva per lo sdoganamento della merce in import, adesso con i container si occupa anche dei noli, che al tempo delle navi stiva erano contrattati direttamente fra fornitore e compagnia marittima».

Oggi anche le maggiori compagnie di linea investono sul trasporto di container reefer. I produttori sono stati favoriti dallo sviluppo dei container?

«Le spedizioni sono diventate più diffuse perché basta riempire un’unità minima, appunto il container, e perché la si può inviare da qualsiasi porto verso qualsiasi porto. Prima dovevi avere grandi dimensioni e grandi volumi per riempire una parte della nave. Oggi anche i piccoli coltivatori possono fare il loro container».

La merce deperibile non viaggia soltanto in container. Vi occupate anche di rotabili?

«Quel tipo di merce a Genova non arriva più, ci vuole un magazzino strutturato come quelli di Vado e Civitavecchia. Ma gli spedizionieri genovesi non lavorano soltanto a Genova. Hanno uffici propri o di corrispondenza in tutto il Mediterraneo. Seguiamo logistica e sdoganamento in import in porti come Gioia Tauro, Salerno o Ancona, mentre in export non gestiamo soltanto, per fare un esempio, i kiwi dal Piemonte attraverso i porti liguri, ma anche le mele dal Trentino verso altri porti. Studiamo quali sono i tragitti e i porti migliori in termini di transit time e di costi».

Che importanza ha la fiera di Berlino per gli spedizionieri?

«Si va a prendere contatti con le compagnie di navigazioni, con gli shipper stranieri e con i ricevitori di frutta italiana. La frutta stagionale come kiwi, pere e mele viene gestita sia in import sia in export, a seconda del periodo dell’anno. Per via aerea viaggiano frutta ad alto valore come ad esempio le ciliegie, le primizie e quella che deperisce in fretta, ma in questo caso il nolo è anche 10 o 20 volte maggiore che per via marittima. A Berlino si incontrano anche i terminalisti che illustrano il mondo della portualità e dei servizi portuali».

I porti italiani sono competitivi?

«Per alcuni traffici sì. I pomodori della Tunisia passano da Genova per raggiungere la Germania e l’insalata per raggiungere la Gran Bretagna, anche se ormai con l’incognita della Brexit. Ma molto traffico che prima passava da genova, oggi per raggiungere Germania e Polonia si è trasferito in Adriatico. L’Italia è il paese con il maggior numero di controlli di frontiera nell’Unione. Ad esempio, le noci dagli Stati Uniti, se arrivano in Italia hanno il controllo della sanità marittima, che in Olanda non c’è, è compreso in quello della dogana. Per le pere servono tre nulla osta sanitari. E così a volte gli ortaggi dalla Tunisia preferiscono Marsiglia, dove vengono sdoganati in un’ora. Così si perdono traffici».

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