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Duci: "Ecco le tre mosse da attuare subito per salvare il nostro settore"

"Occorre prima di tutto una pressione congiunta di istituzioni e categorie sul governo affinchè vengano varate misure organiche e razionali di rilancio del cluster marittimo"

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Genova - Come stanno reagendo i porti di Genova e Savona all’emergenza coronavirus? «Gli ultimi dati sul settore container, sulle crociere e sui traghetti - commenta Gian Enzo Duci, presidente di Federagenti - non sono certo incoraggianti. Ancora meno le notizie relative a un possibile blocco degli investimenti in nuove infrastrutture come preannunciato anche dal former ceo di Psa, Gilberto Danesi. Senza dubbio l’emergenza coronavirus sta provocando conseguenze negative sulla cui entità non siamo ancora in grado, e forse non lo saremo per settimane, di esprimere un giudizio e una previsione definitiva. Una serie di fattori concatenanti, incluse le incertezze relative ai protocolli comportamentali e operativi, non giocano certo a nostro favore. A rendere ancora più complesso il quadro di riferimento concorre anche l’entrata in servizio del nuovo terminal di Savona-Vado che in un quadro globale di flessione dei traffici container, nei fatti si troverà a “pescare” nello stesso stagno di Voltri».

Quali sono le misure da mettere in pratica per limitare al minimo i problemi al settore marittimo causati da questa emergenza sanitaria?
«Credo che le misure da mettere in campo con urgenza siano essenzialmente tre e si deve cercare di attuarle immediatamente per salvare il nostro settore ma non solo: prima di tutto una pressione congiunta di istituzioni e categorie sul governo affinchè vengano varate misure organiche e razionali di rilancio del cluster marittimo. Come seconda mossa, serve un immediato sblocco delle grandi infrastrutture che consenta anche alla comunità portuale e marittima di pianificare un futuro. Come ultima cosa, è necessario un abbattimento degli adempimenti».

Il traffico merci sta reggendo ma ci sono stati e ci saranno anche nelle prossime settimane pesanti cali. Cosa è necessario fare per incrementare le movimentazioni?
«La crescita o il declino dei traffici purtroppo dipende solo in minima parte dall’offerta di servizi da parte del porto. Tutta l’economia mondiale viaggia a vele spiegate verso una recessione senza precedenti. Di certo istituzioni e operatori dovrebbero in questo momento fare fronte comune per esprimere segnali positivi alla comunità marittima internazionale. Non è il momento di piangersi addosso».

Quando e come potrà riprendere il traffico passeggeri al momento fermo. C’è soprattutto grande preoccupazione per il mercato delle crociere?
«Ci vorrebbe una sfera di cristallo e al momento fare previsioni è davvero difficile per non dire impossibile. Come sul virus assistiamo quotidianamente alle esternazioni di esperti o pseudo tali che esprimono pubblicamente tutto e il contrario di tutto, anche sul futuro del mercato crocieristico ci troviamo a fare i conti con le difficoltà oggettive di formulare previsioni affidabili: secondo molti l’emergenza Covid non provocherà solo una flessione prolungata ma anche una ridiscussione qualitativa sul prodotto crociere, incentrata ad esempio sulla effettiva possibilità di rilancio delle navi giganti dell’ultima generazione. Molto differente il discorso relativo ai ferries. I collegamenti con le isole e il recupero della filiera turistica non rappresentano un’opzione. Sono una scelta obbligata che certo si realizzerà progressivamente, con sussulti e aggiustamenti anche traumatici del mercato e una sofferenza per l’economia di alcune regioni, in primis la Sardegna, che si troveranno a fare i conti con una stagione turistica compromessa: gli ultimi dati sul turismo parlano di cancellazioni in Sardegna per i mesi di aprile, maggio e giugno che si raggiugono praticamente il 100% e anche gli albergatori confermano gli ultimi numeri drammatici emersi proprio di recente».

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