Acciaio, oltre mezzo milione di tonnellate bloccate nei porti. Congestione è concentrata a Marghera e Ravenna
“A causa della congestione l'armatore, impossibilitato a sbarcare, si vede incrementare i costi di attesa che possono arrivare fino a 40 mila dollari al giorno per ogni nave”
Roma - Ammontano ad oltre mezzo milione le tonnellate di acciaio bloccate nei porti di Marghera e Ravenna in attesa di essere sdoganate. Lo riferiscono fonti di mercato, precisando come il blocco del materiale sia la diretta conseguenza delle quote all'import di acciaio stabilite dalla Commissione Europea. A confermare la gravità della situazione è Gianni Alberti titolare della Seaway, una delle realtà italiane più importanti nel settore delle spedizioni, che evidenzia come per Ravenna e Marghera transiti il 70% delle importazioni siderurgiche via mare destinate al mercato italiano. E pertanto risulta evidente il ruolo giocato delle misure di salvaguardia europee nel creare quest'enorme congestione. Solo per fare un esempio, tutto l'acciaio arrivato dall'India in questo ultimo trimestre non è stato sdoganato". Tuttavia la questione non ruota solo alla carenza dell'acciaio necessaria quanto mai a soddisfare la domanda dal mercato italiano. Le criticità attengono anche all'infrastruttura portuale sotto forte stress.
"A causa della congestione dei porti di Ravenna e Marghera l'armatore, impossibilitato a sbarcare, si vede incrementare i costi di attesa che possono arrivare fino a 40 mila dollari al giorno per ogni nave. E quindi può decidere di scaricare il materiale in altri porti come quelli di Monfalcone, Trieste e Koper, in Slovenia, che però sono parzialmente attrezzati per gestire l'eccedenza di import siderurgico. La situazione è drammatica". Secondo Alberti, "la situazione è destinata a rimanere critica fino al primo di ottobre quando entreranno in vigore le nuove quote all'import, anche se l'entità del materiale in attesa di sdoganamento è tale che le soglie comunitarie verranno raggiunte già dopo pochi giorni con il risultato che bisognerà pagare un dazio stimato oltre il 15% per far entrare il materiale in Italia". "Per chi non è del settore un aumento del 15% potrebbe forse sembrare poca cosa - spiega un trader - ma, se pensiamo che una tonnellata di acciaio inox costa quasi 4 mila euro la tonnellata, ben si comprende quanto questo aggravio di costo associati alla carenza di materia prima possano rappresentare un freno all'attuale fase di ripresa dell'economia italiana soprattutto quando gli aumenti verranno scaricati a valle".
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