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Quando il generale Caracciolo salvò la flotta

Si è sempre raccontata la tragedia della corazzata "Roma", affondata dai tedeschi. Il 9 settembre del 1943, però, mai si è ricordata l’opera geniale del generale Mario Caracciolo di Feroleto, che fu incaricato dal governo Badoglio di impedire a tutti i costi che la nostra flotta cadesse in mani tedesche

Giovanni Pardi
1 minuto di lettura

La Spezia - Si è sempre raccontata la tragedia della corazzata "Roma", affondata dai tedeschi. Il 9 settembre del 1943, però, mai si è ricordata l’opera geniale del generale Mario Caracciolo di Feroleto, per inciso nonno del fondatore della rivista di geopolitica Limes Lucio Caracciolo, che fu incaricato dal governo Badoglio di impedire a tutti i costi che la nostra flotta, in rada alla Spezia, cadesse in mani tedesche. Reduce dalla disastrosa Campagna d’Africa, con una brillante carriera alle spalle, il nostro eroe - ci sembra giusto definirlo così - riuscì a giocare una partita politico-diplomatica con poche forze a disposizione di fronte ad una Whermacht che aveva praticamente il controllo dei gangli vitali del Paese. L’argomento usato fu quello della dignità nazionale che imponeva all’Italia il controllo della sua più importante base navale e questo argomento fu usato nei confronti dell’alleato germanico, anche ai limiti del grottesco.

Ricordiamo che nell’emergenza bellica i confini della nostra base navale arrivavano al Passo del Bracco, alla Cisa, alla Versilia e di fronte all’offerta di aiuto del generale Falkenstein, che offriva le sue truppe chiedendo di poter occupare la Val di Magra, il generale Caracciolo rispose con un "grazie, no" accompagnato, di fronte all’argomento della necessità di far abbeverare i cavalli e i muli, che la Garfagnana era ricchissima di acqua. Era chiaramente un gioco delle parti, ma con forze assolutamente a favore dei tedeschi, ma l’ordine proveniente da Roma era chiaro: nessun atto ostile, ma se attaccati rispondere al fuoco. Le vicende poi sono quelle note, con la partenza della flotta la notte tra l’8 e il 9 settembre e la tragedia della Roma. Ma per noi resta immutato lo stupore di fronte al memoriale del generale Caracciolo, pubblicato postumo dai figli nel 1958 sulla prestigiosa Rivista Storica di Federico Chabod, accolto nel silenzio più assoluto anche se faceva giustizia del famigerato “tutti a casa”, perché il nostro eroe, e non usiamo più le virgolette, lanciò ai suoi uomini e a tutti i reparti impegnati nella difesa della base navale, l’appello “resistere, resistere, resistere”, si impegnò nella Resistenza accanto a Luca Cordero di Montezemolo, fu più volte arrestato, e si salvò probabilmente per la sua personale amicizia con il generale Rommel.

Ancora oggi la figura di questo generale resta avvolta nella nebbia più fitta, mentre meriterebbe, nella nostra città, ma anche a livello nazionale, un grazie per la sua opera al servizio della Patria. In tal senso rivolgiamo un appello alle istituzioni civili e militari perché il suo nome resti scolpito nella storia cittadina e nazionale con il dovuto rilievo.

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