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Caro energia e vetrerie, Bormioli Rocco Altare si ferma a metà

Il caro energia si abbatte sulle industrie e arrivano gravi ricadute nel savonese. La prima realtà a farne le spese è la vetreria Bormioli Rocco di Altare. Il gruppo ha comunicato che fermerà uno dei due forni dello stabilimento altarese dal 24 ottobre a marzo 2023

Luisa Barberis
2 minuti di lettura

Altare - Il caro energia si abbatte sulle industrie e arrivano gravi ricadute nel savonese. La prima realtà a farne le spese è la vetreria Bormioli Rocco di Altare. Il gruppo ha comunicato che fermerà uno dei due forni dello stabilimento altarese dal 24 ottobre a marzo 2023. Inoltre verrà avviata la cassa integrazione per i lavoratori: in vetreria sono occupate 260 persone, compresi gli interinali. Tra questi, 40 hanno il contratto in scadenza a fine settembre e il pericolo è che non venga rinnovato.

L'AZIENDA
La presa di posizione dell’azienda è arrivata ieri, durante un incontro con i sindacati savonesi, dopo che a fine agosto Vincenzo Di Giuseppantonio, l’amministratore delegato del gruppo, aveva lanciato un grido di dolore rispetto al caro energia: "Spenderemo in bollette 150 milioni di euro in più rispetto al 2021, quando furono 40. Per ammortizzare le spese, dovremmo aumentare i costi del 70%, ma i consumatori non lo capirebbero". Il gruppo Rocco Bormioli è presente in varie realtà, tra cui Fidenza e in Spagna. Proprio a Fidenza un forno, che era in fase di rifacimento, resta al momento spento, visto che la ripartenza è stata posticipata proprio per contenere i costi, da ottobre sarà Altare a pagare il prezzo più alto.

I SINDACATI
Cgil, Cisl e Uil esprimono preoccupazione per il futuro e contestano anche la scelta dell’azienda, visto che la fermata interesserà il forno più nuovo dei due di cui è dotato lo stabilimento: "Su Altare andiamo incontro a una situazione pericolosissima - spiegano i sindacalisti Tino Amatiello (Cgil), Edoardo Pastorino (Uil) e Corrado Calvanico (Cisl) - abbiamo incontrato i vertici del gruppo e ci hanno presentato un quadro economico molto preoccupante per via del rincaro di gas ed energia, di fatto Altare viene usato come agnello sacrificale del gruppo e tra un mese ci ritroveremo con un forno vecchio e da rifare, ma che verrà mantenuto, mentre quello più nuovo verrà fermato. L’azienda dice che, una volta finita la crisi, non ci saranno problemi nel ripartire, ma noi abbiamo riserve, perché quando un forno si ferma, c’è il grande rischio che possa crollare perché si ritirano i mattoni. Oltretutto sappiamo già che il vecchio forno, che pure resterà attivo, dovrà essere rifatto a novembre 2023. Ma cosa accadrà se la crisi continua a mordere?".

La situazione è grave a tal punto che i sindacati hanno già convocato un’assemblea con i lavoratori per il prossimo 15 settembre. Nel frattempo si auspica possano emergere ulteriori dettagli. A dare il senso sono i freddi numeri, che raccontano di perdite economiche, rincari dei costi vivi, soprattutto per gas ed energia: "L’azienda ha prospettato una perdita che a livello di gruppo Bormioli peserà per 200 milioni di euro nel 2022 - aggiungono i sindacalisti -. Si tratta di una stima, dovuta però a vari rincari. Confrontando il primo semestre 2021 con quello 2022, il gruppo si trova a fare i conti con un costo che tra gas ed energia elettrica è aumentato di 47 milioni. Non va meglio se si analizzano i dati del solo stabilimento di Altare: per quanto riguarda l’energia elettrica, nei primi sei mesi del 2021 aveva speso 990 mila euro, a giugno 2022 i costi erano già arrivati a 2,6 milioni di euro. Il gas tra gennaio e giugno 2021 ha pesato per un milione e 580 mila euro, nello stesso periodo 2022 per 7,9 milioni. L’unico dato positivo riguarda il fatturato di gruppo: c’è un incremento di otto milioni di euro, ma non basta a giustificare le perdite. A giugno sono state di 5,7 milioni, 8,2 a luglio e quasi 11 milioni ad agosto. Se aggiungiamo l’aumento degli imballi e i trasporti, la situazione diventa insostenibile. Siamo preoccupati e monitoreremo". —

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