Tasse portuali, Roma cerca la mediazione con l’Ue / IL RETROSCENA
La proposta di mediazione sembra non incontrare l’ostilità della Commissione. E in sostanza, spiegano i sostenitori di questa strada, si potrebbe accontentare Bruxelles con poco sforzo.

Genova L’ennesimo ultimatum, ma questa volta assicurano fonti di Bruxelles, il tempo sta per scadere sul serio. L’Europa sulle tasse ai porti italiani va dritta per la strada maestra. Nei giorni scorsi è arrivato l’ultimo appello al ministero dei Trasporti: o troviamo un accordo - è il concetto al centro dei messaggi inviati a Roma - o saremo costretti a sanzionare l’Italia. Bruxelles lascia però una porta aperta e gli uffici di Paola De Micheli stanno valutando l’opzione. Senza snaturare le Authority portuali italiane, si potrebbe procedere con lo sdoppiamento del bilancio, lasciando separata la partita dei canoni delle concessioni. In fondo è da lì che arrivano i “guadagni” degli enti ed è su quelle cifre che si dovrebbero eventualmente pagare le tasse. Ed è questo quello che la Commissione chiede ai porti del nostro Paese anche per equipararli agli altri “concorrenti” europei.
Clima teso
La proposta di mediazione sembra non incontrare l’ostilità della Commissione. E in sostanza, spiegano i sostenitori di questa strada, si potrebbe accontentare Bruxelles con poco sforzo. Un recente studio, anche se incompleto perché le Authority rimangono gelose dei numeri degli introiti delle concessioni, suggerisce che l’impatto di questa manovra sarebbe minimo una volta “dedotte” le spese.
Prima della Spagna era toccato a Francia e Belgio. Adesso è il turno di Roma: i contrari alla strategia del “doppio bilancio” credono anche che questa apertura a Bruxelles possa rappresentare il primo passo verso un cambiamento della natura delle Authority portuali italiane. Perché sullo sfondo c’è sempre la trasformazione in Società per azioni.