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Dazi e coronavirus, il traffico atlantico in forte difficoltà / FOCUS

L’impatto sul commercio si riflette sui servizi marittimi, con l’alleanza 2M di Maersk e Msc che ha esteso fino a settembre la sospensione del servizio transatlantico Ta4/Neuatl4, che in origine avrebbe dovuto riprendere fra giugno e luglio

Alberto Ghiara
2 minuti di lettura
(afp)

Genova - La cancellazione di viaggi marittimi sulla rotta transatlantica non si arresta. Le difficoltà commerciali fra Europa e Nord America si ripercuotono sull’economia italiana e sulle attività marittime e portuali. Secondo una stima di Nomisma, in collaborazione con Cebris, le esportazioni dall’Italia verso gli Stati Uniti potrebbero ridursi quest’anno del 17 per cento. Intanto i traffici sono in forte calo in tutti i porti Usa, dove le importazioni via container sono calate a maggio del 14,6 per cento, secondo i dati della Pacific merchant shipping association (Pmsa).

Sulla sponda atlantica e del Golfo del Messico il porto di Savannah ha perso il 16,5 per cento dell’import, i porti della Virginia il 26,4, quelli del Maryland il 23,5 e quello di Houston, in Texas, il 7,1. L’export ha visto un calo del 3,6 per cento a Savannah, del 18,1 in Virginia, del 32,2 nel Maryland e una crescita del 9,5 per cento a Houston. A conferma che le difficoltà riguardano tutto il paese e non soltanto la sponda verso l’Europa, sono negativi anche i dati di Pmsa che riguardano i porti sul Pacifico: Los Angeles e Long Beach hanno perso il 13,8 per cento dell’import e il 17 per cento dell’export a maggio, Oakland il 14,6 dell’import e il 10,7 dell’export, Takoma e Seattle il 22,9 dell’import e il 15,5 dell’export. Ai problemi del Covid, sui traffici transatlantici si aggiunge il braccio di ferro commerciale fra Stati Uniti e Unione europea in tema di dazi. Nei giorni scorsi, la Commissione europea ha commentato negativamente lo slittamento da parte dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) della decisione sui dazi che l’Europa vorrebbe imporre agli Stati Uniti per gli aiuti pubblici che questi avevano garantito al produttore di aeroplani Boeing. La decisione era attesa per maggio o giugno, ma proprio il lockdown delle attività dovuto alla pandemia di coronavirus ha spinto il Wto a rimandarla, al più presto, al prossimo settembre. Secondo la Commissione, però, questo slittamento è ingiustificato è impedisce all’Unione europea di proteggersi dalla concorrenza sleale statunitense.

“Crediamo - ha detto un portavoce della Commissione - che il ritardo non sia giustificato, anche nel contesto del Covid-19, e che danneggerà il diritto dell’Unione europea di difendersi sulla base della regole del Wto”. Lo scorso ottobre gli Stati Uniti avevano a loro volta ricevuto dal Wto il diritto di imporre dazi su 7,5 miliardi di dollari di prodotti Ue in un caso analogo riguardo agli aiuti pubblici europei al produttore di aeroplani Airbus. L’impatto sul commercio si riflette sui servizi marittimi, con l’alleanza 2M di Maersk e Msc che ha esteso fino a settembre la sospensione del servizio transatlantico Ta4/Neuatl4, che in origine avrebbe dovuto riprendere fra giugno e luglio. Il servizio è operato da cinque navi di capacità media di 5.300 teu e collegava Anversa, Rotterdam, Bremerhaven e Liverpool con New York, Savannah, Port Everglades e di nuovo Savannah.
Secondo i dati di eeSea, le compagnie hanno cancellato a maggio 25 dei 199 viaggi previsti sulle rotte transatlantiche (il 13 per cento) e 17 su 187 in giugno (il 9 per cento). Il mercato fra Europa e Nord America è oggi considerato in maggiore difficoltà rispetto a quello fra Europa e Asia, che mostra segni di ripresa. Oltre agli effetti della pandemia, i vettori marittimi prevedono quelli che arriveranno dai dazi che gli Stati Uniti imporranno all’Europa proprio per la vicenda dell’Airbus. Il governo degli Stati Uniti ha detto nei giorni scorsi che sta valutando di introdurre dazi su 30 prodotti provenienti da Unione europea e Regno Unito, per un valore annuo di 3,1 miliardi di dollari. Fra i prodotti colpiti ci sono birra, dolci, macchinari e vestiti. Secondo Nomisma, se il Pil Usa dovesse calare dell’8 per cento, l’Italia perderebbe soprattutto esportazioni di macchinari (per 1,2 miliardi di dollari), di tessili (1,1 miliardi) e mezzi di trasporto (800 milioni).

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