Nautica, fatturato 2020 verso -13%
Genova - Il settore della nautica - che in Italia occupa una filiera di 180 mila persone, 15 mila in Liguria - prevede un calo di fatturato del 13% da qui a fine 2020: è la previsione elaborata dall’ufficio studi Confindustria Nautica, presentata al Blue Economy Summit in organizzato dal Comune di Genova, in corso in questi giorni nel capoluogo ligure
Alberto Quarati
Genova - Il settore della nautica - che in Italia occupa una filiera di 180 mila persone, 15 mila in Liguria - prevede un calo di fatturato del 13% da qui a fine 2020: è la previsione elaborata dall’ufficio studi Confindustria Nautica, presentata al Blue Economy Summit in organizzato dal Comune di Genova, in corso in questi giorni nel capoluogo ligure.
Si tratta - spiega il responsabile dell’ufficio, Stefano Pagani - di una delle stime elaborate durante le chiusure forzate: «In questo caso si tratta di una valutazione con un orizzonte di lockdown fino al 15 aprile, che prevedeva un impatto occupazionale» a livello Italia «di 5.000 persone: oggi, anche alla luce degli ordinativi, migliori del previsto, sono stime che per ora si possono rivedere al ribasso».
Ma la preoccupazione rimane, specialmente nel charter nautico, dove sull’estate pesano due elementi: il primo, spiega Pagani, è l’impossibilità a norma di legge, per i non congiunti, di condividere spazi comuni a bordo; il secondo è soprattutto il blocco, ancora rilevante, della mobilità internazionale, così che molta clientela solitamente presente in Italia (Usa, Est Europa, Paesi arabi, Sud-Est asiatico) quest’anno mancherà all’appello, con ripercussioni sulle fasce di lavoratori più esposte, come gli stagionali.
Sul fronte del charter lunedì tra l’altro è tornato anche Saverio Cecchi, presidente Confindustria nautica (e da inizio settimana anche de I Saloni Nautici), che all’assemblea associativa ha definito «inaccettabile l’aumento dell’Iva» proprio sul charter nautico e ha criticato «la lentezza del rilascio delle nuove immatricolazioni di unità da diporto».
La burocrazia complessa, osserva Lorenzo Pollicardo, direttore tecnico della Sybass, è uno dei motivi per cui oggi il 50% degli yacht sopra 24 metri è realizzato in Italia, ma di questi solo il 4% batte bandiera italiana - così come le carenze in ambito formativo, dice Paolo Blaffard, presidente di Amadi, fanno sì che il grosso degli equipaggi raramente sia italiano.
Alla Bes, sul fronte della cantieristica, ma questa volta navale, Andrea La Mattina, studio legale BonelliErede, ha sottolineato la necessità di contratti a salvaguardia non solo di armatore e cantiere - nel caso di ritardi dovuti al coronavirus, come in effetti sta accadendo anche in Italia - ma anche della filiera che sostiene l’industria e si trova però in una situazione di maggiore debolezza. Il virus intanto sta facendo crescere le richieste di indennizzi sulla responsabilità degli armatori: questo, spiega Antonio Talarico, general manager di Pl Ferrari & Co. potrebbe creare problemi, vista la contestuale diminuzione degli incassi delle assicurazioni su corpi e merce dovuti al rallentamento dei traffici: «È possibile quindi che si vada verso un aumento dei prezzi».
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