Crisi autotrasporto, continua a crescere il fermo selvaggio
Nulla di fatto dall’incontro di ieri fra Unatras (il coordinamento delle principali associazioni dell’autotrasporto) e Teresa Bellanova, che però ha concesso ulteriore tempo al governo, giudicando per ora la risposta della viceministro «senza soluzioni concrete»
A. Qua.
Genova - Nulla di fatto dall’incontro di ieri fra Unatras (il coordinamento delle principali associazioni dell’autotrasporto) e Teresa Bellanova, che però ha concesso ulteriore tempo al governo, giudicando per ora la risposta della viceministro «senza soluzioni concrete». La richieste messe ieri sul tavolo di Bellanova ruotavano intorno alla necessità di un meccanismo per ribaltare sulla committenza una parte degli aggravi dei costi per il gasolio evitando che le imprese di trasporto si massacrino di concorrenza: quindi regole per rendere esigibile l’adeguamento delle tariffe dei trasporti al costo del carburante, risorse economiche per ristare le imprese dal caro-energia, un tavolo permanente sulle politiche di settore.
Richieste accompagnate dalla minaccia di un fermo che però in molte parti del Centro-Sud, in particolare Puglia e Sicilia, è diventato realtà, con il rischio politico che le rappresentanze si trovino a dover cavalcare una protesta nata sostanzialmente da episodi di fermo selvaggio. Polemiche inoltre sulla scelta del governo di adottare come unico interlocutore l’Unatras, che pure ha la maggiore rappresentanza a livello di categoria: «Segnale pessimo - commenta Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito - miope e pericoloso, perché le associazioni al tavolo sono le stesse contestate dalle imprese che stanno fermando i veicoli e che nella decisione del governo troveranno ulteriori motivi per proseguire autonomamente sulla strada della protesta».
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