La “Queen Mary” riaperta alle visite
La nave più iconica del mondo, lo storico transatlantico “Queen Mary”, musealizzato da decenni a Long Beach, si appresta a riprendere la sua attività di museo e albergo a tempo pieno
di Matteo Martinuzzi
La "Queen Mary" a Long Beach
Monfalcone – La nave più iconica del mondo, lo storico transatlantico “Queen Mary”, musealizzato da decenni a Long Beach, si appresta a riprendere la sua attività di museo e albergo a tempo pieno dopo la chiusura imposta dallo scoppio della pandemia e anche dal deterioramento dell’unità.
Sono durati tre anni i lavori di ristrutturazione al costo di diversi milioni di dollari, l’obiettivo era quello di rafforzare l’economia locale promuovendo, grazie all’iconica nave, i settori del turismo, dell’ospitalità e dei trasporti.
Numerosi i miglioramenti apportati al fine di rendere unica l’esperienza a bordo dell’ex transatlantico della compagnia Cunard: lavori che hanno inoltre preservato la storia ed il fascino dell’unità. La “Queen Mary” ha ricevuto aggiornamenti estetici, elettrici e di manutenzione.
Purtroppo l’anno scorso sono state rimosse tutte le scialuppe di salvataggio gravemente deteriorate, tranne due, per alleviare lo stress sulla struttura della nave. Da allora sono stati apportati miglioramenti alle paratie e ai sistemi delle pompe di sentina ed è stato installato un generatore di emergenza.
Alla fine di dicembre, la città di Long Beach (proprietaria del transatlantico) ha riaperto la nave dopo due anni e mezzo alle visite guidate, ma solo ad alcune aree limitate della nave. I tour completi sono iniziati in modo più ampio solo all'inizio di questo mese.
Dopo questi lavori la nave risulta di nuovo operativa, ma per la sua salvezza non è affatto detta l’ultima parola, visto che l’amministrazione cittadina vorrebbe trovare un gestore che si possa accollare tutte le ingenti spese di mantenimento e degli ulteriori restauri ancora da fare.
Una nave di queste dimensioni con uno scafo quasi novantenne risucchia da sempre un sacco di risorse economiche. Il costo stimato nel 2016 delle riparazioni necessarie per una conservazione duratura dello scafo oscillerebbero tra i 235 e i 289 milioni di dollari, una cifra enorme dovuta ad anni di incuria.
In questo conto erano incluse anche le operazioni di consolidamento della sovrastruttura dove alcuni pilastri portanti corrosi, in caso di cedimento, avrebbero potuto far collassare i soffitti di alcune aree pubbliche.
Si stimava allora in cinque anni la durata del cantiere, in base alle metodologie operative selezionate. Certo è che per un lavoro svolto a regola d’arte bisognerebbe portare di nuovo la “Queen Mary” a secco in un bacino di carenaggio.
Dopo queste drammatiche perizie la città di Long Beach aveva stanziato 23 milioni di dollari per effettuare le riparazioni più urgenti. Ricordiamo che la municipalità californiana spese 3,4 milioni di dollari nel 1967 per acquistarla, a cui si aggiunsero altri 64 per la conversione in museo ed albergo.
Da allora questo transatlantico è una delle attrazioni turistiche principali della zona. Nel 1992 furono destinati 100 milioni di dollari per la sua manutenzione ordinaria: a distanza di 30 anni si necessita ora di un altro grande investimento per preservare uno dei cimeli più importanti della storia navale moderna.
Ma oggi di nuovo i visitatori giornalieri e gli ospiti dell’hotel gli potranno sperimentare le sistemazioni rivitalizzate della nave che offrono una miscela unica di comfort moderno e fascino storico.
La ristrutturazione ha visto anche il restauro degli interni Art Déco della nave, tra cui l’iconico Grand Salon, il Queen’s Salon e l’Observation Bar. Leggenda vuole che alcune aree siano infestate da presenze ultraterrene: questo pathos rende ancora più speciale il pernottamento a bordo. La “Qm” fu impostata nel 1930 nel cantiere scozzese John Brown di Clydebank e a causa degli effetti della crisi del ’29 ci vollero ben sei anni per completarla.
Si fregiò del prestigioso Nastro Azzurro e superò indenne la seconda guerra mondiale dove operò come trasporto truppe in grado di ospitare 16 mila soldati. Si tratta quindi di un monumento a tutti gli effetti che va preservato a tutti i costi.
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