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Logistica e cybersecurity, servono più risorse e formazione

Genova – Società di hackeraggio pagate per minare la logistica di Paesi concorrenti, sistemi operativi pagati su abbonamento disponibili dark web, a partire da 40 euro al mese, che eseguono attacchi sistematici alle aziende per poter ricavare cospicui riscatti

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(reuters)

Genova – Società di hackeraggio pagate per minare la logistica di Paesi concorrenti, sistemi operativi pagati su abbonamento disponibili dark web, a partire da 40 euro al mese, che eseguono attacchi sistematici alle aziende per poter ricavare cospicui riscatti. Nel 2021, spiega Paola Girdinio, presidente del centro di competenza Start 4.0 il costo della cybersecurity è stato sei volte quello del Prodotto interno lordo di tutto il mondo. Per questo, a fronte di numeri sempre più alti e di una sensibilità che giocoforza sta crescendo tra le aziende (secondo l’ultimo Allianz Risk Barometer, la cybersecurity è al primo posto dei rischi più temuti dai direttori finanziari delle principali società di trasporto globali) i soldi messi a disposizione del Piano nazionale dei Recupero e resilienza (623 milioni su 270 miliardi) sembrano comunque pochi.

E’ una delle tematiche emerse dall’incontro “Cyber Security, un’emergenza per la filiera Trasporti & logistica” organizzato oggi pomeriggio a Genova da Conftrasporto-Confcommercio insieme a Federlogistica nell’ambito degli incontri della Logistic Digital Community, con la collaborazione tecnica di Liguria Digitale. Pochi soldi, e un soggetto – il ministero delle Infrastrutture e mobilità sostenibile – che “sembra sempre più un centro ricerche e sempre meno un ministero, nonostante la maggior parte della quota economica degli interventi del Pnrr siano proprio in capo a questo soggetto” denuncia Luigi Merlo, presidente di Federlogistica. Eppure, proprio nel campo dei trasporti, il settore pubblico deve colmare un vuoto significativo, visto il fallimento dell’esperienza di Uirnet e la mancata creazione di un linguaggio digitale comune per tutti i centri modali del Paese, a partire da porti e interporti. “Invece – aggiunge Merlo – proprio alcuni giorni fa il ministero ha rilanciato l’ennesimo Piano nazionale della Logistica: una cosa che poteva andare bene negli anni Settanta, e che invece non è più adeguata al periodo che stiamo vivendo”.

La questione più scottante – e come ha spiegato Davide Falteri, presidente del Consorzio Global, gli incontri della Logistic Digital Community servono proprio a inquadrare i temi specifici e più funzionali alle aziende – è certamente quello della formazione del personale: non si tratta unicamente di chi deve gestire i servizi tecnologici di una società, ma in genere tutte le persone che fanno parte dell’organizzazione. In un certo senso, dice Falteri, con la cybersecurity sta accadendo ciò che in passato e purtroppo talvolta ancora oggi accade con la legge 626 sulla sicurezza del lavoro: qualche soggetto sottovaluta punta importanti, e questo può creare problemi seri.

Seri quanto? Giovanni Satta, docente del dipartimento di Economia dell’Università di Genova, prova a metterli in fila: “Non ci sono solo i costi diretti, quelli derivati dalla perdita dei dati, dall’interruzione del lavoro, dell’eventuale pagamento del riscatto, dal ripristino dell’infrastruttura informatica e comunque dalla ricaduta negativa su tutto il ciclo produttivo: c’è anche un costo, più difficile da calcolare ma ugualmente concreto, derivato dalla perdita di fiducia da parte del cliente, che si ritrova ad avere un servizio peggiore e rallentato, cui si aggiungono costi di reputazione”, che si pagano nel lungo periodo. “Il problema – aggiunge Satta – è che l’investimento sulla cybersecurity è oneroso, e spesso le imprese tendono a rinviarlo”. In Italia gli investimenti in cybersecurity sono stati lo scorso anno pari a 1,3 miliardi di euro, globalmente tra le quote più basse, ma la cosa più preoccupante, rileva Satta, è che solo il 2% di queste risorse è stato investito nel cybertraining.

Vero è che l’accesso ai finanziamenti non è facile, e che le imprese italiane, anche quelle della logistica, spesso hanno piccole dimensioni e non possiedono una struttura finanziaria in grado di sostenere i costi per proteggersi dagli attacchi informatici, come ha sottolineato Paolo Odone, presidente della Confcommercio di Genova, che ha anche sollecitato un investimento da parte della Regione Liguria in questo senso, e la fornitura da parte di Liguria Digitale di un pacchetto informatico proprio tagliato sulle esigenze dei più piccoli. Un suggerimento accolto da Riccardo Battaglini, direttore dell’unità di business Pubblica amministrazione e mercato di Liguria Digitale. All’incontro, che ha seguito i saluti istituzionali di Enrico Castanini, amministratore unico di Liguria Digitale; Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria; Marco Bucci, sindaco di Genova, hanno partecipato anche Alessandra Mancini, avvocato presso B-Right Lawyers, che ha parlato delle nuove responsabilità in materia di compliance in tema cyber) e Gianluigi Lercari, amministratore delegato del gruppo Lercari, che ha spiegato i riflessi assicurativi e di cybersecurity attraverso gli strumenti di analisi e di mitigazione del rischio.

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